La città di Corigliano-Rossano è stata ufficialmente esclusa dal piano di investimenti di Baker Hughes, multinazionale americana attiva nel settore energetico. La notizia, trapelata nelle ultime ore da ambienti bene informati a Roma, rappresenta un duro colpo per l’economia locale, soprattutto in un contesto già segnato da scarse opportunità occupazionali. Questo sviluppo inatteso ha generato preoccupazione tra le istituzioni, sindacati e cittadini, che nutrivano grandi speranze per il futuro industriale della zona. L’annuncio dell’investimento di Baker Hughes in Calabria risale all’ottobre 2023, quando la multinazionale aveva delineato un progetto da 60 milioni di euro destinato principalmente al porto di Corigliano-Rossano. L’investimento prevedeva la realizzazione di strutture metalliche e l’assemblaggio di moduli industriali, ottimizzati per la compressione del gas e la generazione di energia elettrica, oltre a supportare soluzioni legate alla transizione energetica. Questi moduli, progettati per essere esportati e installati presso gli impianti delle aziende clienti di Baker Hughes in tutto il mondo, rappresentavano un’opportunità significativa sia per l’azienda sia per il territorio calabrese. La scelta di puntare sul porto di Corigliano-Rossano non era stata casuale: vari fattori, tra cui la posizione strategica, l’estensione delle superfici disponibili e la profondità dei fondali, rendevano il sito ideale per le esigenze logistiche e operative di Baker Hughes. Oltre a rafforzare la presenza dell’azienda in Calabria, l’investimento avrebbe potuto creare nuovi posti di lavoro e dare un impulso economico notevole all’intera area. L’iniziativa rappresentava, inoltre, una continuità con la storica presenza di Baker Hughes in Calabria, dove opera da decenni tramite lo stabilimento Nuovo Pignone a Vibo Valentia. L’azienda aveva manifestato chiaramente la volontà di investire ulteriormente nel sud Italia, un’area che offre grandi potenzialità ma soffre di croniche carenze infrastrutturali e di uno scarso sviluppo industriale.
Le complicazioni e l’inevitabile ritiro
Nonostante le grandi aspettative e i piani ambiziosi, lo scenario ha preso una piega negativa negli ultimi mesi. Baker Hughes ha subito un forte rallentamento nella pianificazione del progetto a causa di un ricorso depositato presso la Presidenza della Repubblica e notificato all’azienda e ad altri enti lo scorso giugno. Questo atto formale ha di fatto bloccato il proseguimento del progetto nei tempi previsti, creando un’impasse che si è rivelata insormontabile per la multinazionale. Secondo fonti vicine attendibili, la multinazionale avrebbe tentato di esplorare tutte le possibilità per portare avanti l’investimento, ma il contesto amministrativo e legale ha impedito una realizzazione tempestiva del progetto. L’impossibilità di rispettare le scadenze, insieme alle varianti richieste dal territorio, ha portato Baker Hughes a prendere la dolorosa decisione di ritirarsi dall’investimento. La vicenda ha sollevato un forte malcontento tra le istituzioni locali e regionali. Nonostante gli sforzi del Ministero dello Sviluppo Economico e le intercessioni del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, la multinazionale non ha potuto proseguire con i propri piani. Le sollecitazioni ministeriali e l’impegno delle autorità regionali non sono stati sufficienti a risolvere il nodo legale e amministrativo che ha ostacolato l’investimento. Neppure l’annunciata riunione del consiglio comunale, programmata per il 24 ottobre, appare in grado di invertire una decisione che sembra ormai irreversibile. Il ritiro di Baker Hughes è quindi una battuta d’arresto importante per Corigliano-Rossano, che sperava in questo investimento come volano per il rilancio economico e industriale della zona. Il progetto, infatti, non rappresentava soltanto un’opportunità per l’occupazione, ma anche un punto di partenza per attrarre ulteriori investimenti nel settore energetico e industriale.
Le ripercussioni per il territorio
L’esclusione di Corigliano-Rossano dal piano di investimenti di Baker Hughes ha scatenato un’ondata di preoccupazione tra sindacati, associazioni di categoria e rappresentanti locali. Molti temono che la mancata realizzazione del progetto possa avere un impatto devastante sull’occupazione e sullo sviluppo economico dell’area. La Calabria, regione storicamente afflitta da alti tassi di disoccupazione e da una fragile economia, perde così un’occasione cruciale per attrarre nuovi capitali e rilanciare la propria industria. La scelta di Baker Hughes di abbandonare il progetto giunge in un momento particolarmente delicato per il Mezzogiorno d’Italia, che negli ultimi anni ha cercato di posizionarsi come meta di investimenti internazionali, soprattutto nel settore energetico, cruciale per la transizione ecologica e la riduzione delle emissioni. La rinuncia a questo investimento, in un settore strategico come quello energetico, mina ulteriormente la capacità del Sud di attrarre capitali e di colmare il divario con le regioni del Nord. Un elemento centrale della vicenda è il ricorso presentato alla Presidenza della Repubblica, che ha paralizzato il progetto. In questo caso, il ritardo generato ha di fatto compromesso una delle poche iniziative industriali di rilievo nel contesto cittadino degli ultimi anni.