Cassano. Quando il revisionismo storico diventa pericoloso: il caso della proposta di intitolare una piazza a Salvatore Frasca

 

Salvatore Frasca

Ogni comunità costruisce la sua storia e la sua identità attraverso le vite e le opere dei suoi figli: spesso questa storia e questa identità viene raccontata alle generazioni future anche con la toponomastica.

Qualche settimana fa il Sindaco pro tempore Giovanni Papasso, unitamente alla sua Giunta Municipale, ha avanzato al Prefetto di Cosenza la proposta di intitolare Piazza Municipio al defunto sen. Salvatore Frasca, già Sindaco di Cassano allo Ionio, che ha, tra l’altro, ricoperto nella sua lunga carriera politica, numerose cariche pubbliche, provinciali, regionali, fino allo scranno senatoriale.

Il Sindaco Papasso e la sua Giunta sono pienamente a conoscenza che, sotto il profilo prettamente tecnico, la legge prescrive che nessuna strada o piazza pubblica possa essere intitolata a persone che non siano decedute da almeno dieci anni, e che tale limite eccezionalmente possa essere derogato solo per i caduti in guerra, o per coloro i quali si siano distinti per la causa nazionale o per particolarissime benemerenze. Di certo quindi, il solo fatto che il sen. Frasca in giovane età non servì lo Stato e fu accusato di renitenza agli obblighi di leva, basterebbe per porlo al di fuori del perimetro degli uomini meritevoli di tale menzione.

La proposta avanzata dunque, oltre che ad essere carente sotto il profilo prettamente tecnico-giuridico, per noi è anche irrispettosa verso la comunità. Riteniamo che l’intitolazione di una piazza o di una strada sia uno di quei pochi casi in cui un’Amministrazione debba coinvolgere non solo il Consiglio Comunale, maggioranza e minoranza, ma addirittura anche la cittadinanza tutta: tali scelte rappresentano un momento di crescita per la comunità e, per questo, dovrebbero scaturire da una decisione collettiva – non da un atto d’imperio – attorno alla quale tutta la città dovrebbe stringersi e riconoscersi.

In questo caso, invece, si è scelto una modalità inedita, unilaterale, stupidamente decisionista, sprezzante delle riflessioni storiche, sensibilità e valutazione della comunità cassanese, per alcuni versi anche incomprensibile, visti i forti contrasti politici e non, pubblicamente intercorsi qualche lustro fa, fra lo stesso sen. Frasca e l’attuale Sindaco.

Senza polemica alcuna, limitandoci ad un primo giudizio sommario sull’azione di governo del defunto senatore, riteniamo del tutto inopportuna l’iniziativa di intitolare una piazza a chi, con le sue errate scelte amministrative ha condotto, all’epoca proprio assieme al giovane Papasso, le casse del nostro Comune nel baratro più profondo di un dissesto finanziario miliardario che ha frenato e condizionato in maniera pesantemente negativa lo sviluppo della nostra città. Un dissesto finanziario che solo dopo circa 15 anni si è riuscito a risanare grazie all’intervento dello Stato ed alle politiche parsimoniose degli amministratori che si susseguirono poi nel tempo.

Sotto il profilo politico il sen. Frasca è stato indubbiamente uno degli attori principali di un’epoca di intensa passione politica e contrapposizione ideologica, per la quale viene ricordato come una figura estremamente divisiva della nostra comunità, oltre che per alcuni versi controversa. Famose le sue contrapposizioni fratricide con il senatore Gino Bloise, del suo stesso partito, che tanto ritardo hanno arrecato allo sviluppo delle nostre realtà territoriali; famoso, inoltre ancora il suo autoappellarsi a “Rambo” (il c.d. rambismo).

Tuttavia, nella storia di ogni personaggio politico di lungo corso, si ritrovano anche delle azioni positive, quindi anche in quella del sen. Frasca vi sono azioni di lotte e scelte politiche che hanno dato un qualche contributo di svolta alla società: non si possono dimenticare le lotte contadine degli anni ‘50, di cui lui fu uno dei tanti protagonisti.

É bene però ricordare anche che la storia del nostro Meridione ci narra di come i frustini agitati dai latifondisti di quel tempo, per impaurire e soggiogare la manodopera contadina, una volta arrivati nelle mani di tanti capipopolo e di nuovi poteri politici, anziché essere spezzati ed abiurati, siano stati a loro volta agitati, allo stesso modo dei padroni, contro la povera gente.

Papasso, co-protagonista assieme al sen. Frasca, oggi Sindaco pro tempore di tutta la comunità di Cassano – non solo quindi di una sparuta parte che si richiama ad una falsa estrazione socialista – conosce più che bene la storia di quel periodo. In virtù di ciò, sapendo che questa sua insensata proposta avrebbe inevitabilmente sollevato delle critiche e riacceso una discussione, per il profondo rispetto che si nutre verso chi non appartiene più a questo modo terreno, non avrebbe proprio dovuto avanzarla o quantomeno, di sicuro, non in questi termini.

Il ruolo del revisionismo storico diventa pericoloso quando manca una solida base culturale e uno sguardo critico che ci metta in allerta di fronte alle manipolazioni.

Restiamo a disposizione di S.E. il Prefetto di Cosenza per ogni altra eventuale puntuale informazione sulle tante vicende che hanno visto la vita dei nostri concittadini intrecciarsi con quella del sen. Frasca.

comunicato stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati: