Che Gemma di libro! Alla scoperta degli anfratti più oscuri dell’animo umano con Patrick McGrath

Una rubrica sui libri. Perché? In questo nostro tempo veloce e senza pause, rallentare è l’unica azione possibile per riappropriarci della nostra anima. E lo facciamo con Gemma, docente e grande appassionata di libri di Corigliano-Rossano, che ci aiuta con le sue letture a sgretolare qualche luogo comune del mondo culturale, raccontando in poche parole, ogni domenica, che cosa meriti almeno un’occhiata in libreria. Non perdiamoci i suoi consigli!

ATTENZIONE, “L’IO NON È PADRONE IN CASA PROPRIA”!

Sulla scia del thriller psicologico di domenica scorsa, calo oggi un asso del genere di cui Edgar Allan Poe fu pioniere, Patrick McGrath. Da molti indicato come il “Signore del Gotico”, è un Maestro nel tracciare comportamenti psicotici, amori malati, pensieri ossessivi e disintegrazioni.

Nato a Londra nel 1950, è cresciuto al manicomio di Broadmoor, di cui il padre, psichiatra forense, era primario. Racconta di questi anni, che hanno fortemente condizionato la sua penna, in “Scrivere di follia” (La nave di Teseo, 2023), condividendo, anzitutto, vicende di cui è stato testimone e riflettendo sul fascino inquietante degli abissi della mente; nella seconda parte, psicoanalizza in maniera personale una serie di capolavori della letteratura gotica (“Frankenstein”, “Il Monaco”, “Lo strano caso del Dr. Jekyll e del Sig. Hyde”, “Dracula”, i racconti di Poe) e non (Dickens, Conrad) e ricostruisce una storia della scoperta dell’inconscio e della pulsione di morte nella cultura occidentale, da Lord Byron a Freud.

Esploratore degli anfratti più oscuri dell’animo umano, McGrath naviga sopra i gorghi dell’inconscio, spesso “scatenando” nel lettore il terrore per ciò che dimora dentro, attraverso una vasta pletora di espedienti: monologo interiore del protagonista, narratore inaffidabile, ambientazioni quotidiane e sfondi ordinari, perdita di memoria, pregressi traumatici, suggestioni paranormali, doppie personalità. Tanti, dati gli scarti tra le realtà e le visioni dei personaggi principali, gli effetti stranianti.

Se ancora non siete scappati e volete approcciarvi a quest’autore – fatelo se e quando vi sentirete pronti e con cautela, “Uomo avvisato, mezzo salvato” – consiglio i tre seguenti romanzi.

“FOLLIA” (Adelphi, 1998), il più conosciuto. Nella campagna inglese del 1959, dall’interno di un manicomio criminale vittoriano, la cui architettura trasuda organizzazione disciplina e “morale”, lo psichiatra Peter Cleave espone, con apparente distacco, il caso clinico più perturbante della sua carriera: la passione ossessiva fra Stella Raphael, sua amica e moglie del vicedirettore Max, ed Edgar Stark, artista detenuto per un uxoricidio particolarmente efferato.

Il “caso”, sin dalle prime righe, esercita sui lettori una potente e poco comprensibile malia. Sembra di riuscire a entrare nella mente dei personaggi, di avvertire sottopelle le loro debolezze emotive. Quelle di una donna con un forte ascendente sugli uomini ma soggiogata da un squilibrato manipolatore, e, d’altro canto, quelle di un marito apatico e intento solo a salvaguardare il buon nome anche di fronte all’adulterio della moglie. Come possiamo difenderci noi se lo stesso Peter, segretamente innamorato di Stella, si lascia sopraffare dai desideri fino a trarre interpretazioni fuorvianti e assistere inerme alla tragedia finale di lei, ormai ricoverata, per ironia della sorte, nel medesimo ospedale psichiatrico, dove un tempo lavorava suo marito e nel quale si trova il suo amante?

La riuscita di questo romanzo sta nella tensione narrativa che tiene incollati alle pagine fino alla fine, con passaggi agghiaccianti, descritti da uno stato mentale alterato, quello di Stella che, nonostante i lividi, le minacce, le convinzioni deliranti di Edgar, difende con caparbietà l’immagine idealizzata del partner, senza il quale l’esistenza perderebbe irrimediabilmente il senso. «Aveva perso il controllo. Non si controlla un innamoramento, mi disse, non è possibile. E la divertiva che fosse potuto accadere in questo modo, con quest’uomo. Un paziente. Un paziente che lavorava nell’orto. Stella, le dissi, non potevi fare una scelta più scriteriata. La verità, mi rispose, è che non ho scelto affatto». La domanda, constaterete, nascerà spontanea: il seme della follia è alimentato da qualcosa o qualcuno oppure è latente e aspetta solo di sbocciare?

“SPIDER” (Bompiani, 2002). Dennis Cleg, il cui soprannome, affibbiatogli dalla madre quando gli raccontava le fiabe, è Spider/Ragno, vive, dopo vent’anni di ospedali psichiatrici, in una strana pensione londinese gestita dalla materna e autoritaria signora Wilkinson. Lentamente affiorano nel trentatreenne i ricordi di una sconvolgente esperienza, l’evidenza di un terribile delitto e le violente immagini di una lunga permanenza in manicomio. Frastornato, cerca di tornare, narrando in prima persona e con flashback, agli accadimenti della sua pre-adolescenza, al disprezzo verso il padre infedele e freddo e all’attaccamento morboso per la madre infelice e senza personalità.

Ma la memoria, la volontà di rendere chiaro ciò che è stato, possono invocare ulteriori disturbi, da sempre presenti nei meandri della mente ma devastanti durante la rielaborazione. Si può rimanere imprigionati nella ragnatela dei ricordi e non sapersene più liberare. «Se mai avete tenuto un diario, saprete che certe sere è quasi impossibile buttare giù anche una sola frase, mentre altre volte le parole fluiscono sulla carta ora dopo ora finché non si è svuotati, e allora si ha l’impressione non di aver scritto, ma di essere stati scritti». Mentre il lettore sprofonda insieme a Dennis, il mondo si scompone in un gioco di specchi e la linea che divide la realtà dal baratro della pazzia si fa sempre più labile.

“TRAUMA” (Bompiani, 2007). Charlie Weir si guadagna da vivere affrontando i demoni altrui. Nella sua attività di psichiatra a New York ha visto ogni tipo di trauma, eppure non riesce ancora a risolvere i propri conflitti familiari: l’accesa rivalità con l’egocentrico fratello Walter, affermato pittore; il gelo nei confronti di un padre nullafacente e alcolizzato; il senso di colpa per il suicidio di Danny, cognato e paziente reduce dal Vietnam; il soffocante rapporto con la madre. «La prima crisi depressiva di mia madre si verificò quando avevo sette anni, e io sentii che era colpa mia. Sentii che avrei dovuto prevenirla. Questo accadde circa un anno prima che mio padre ci lasciasse». Né, Charlie, ha ancora superato, dopo sette anni, l’errore madornale costato la vita alla moglie e alla figlia. Quando Walt gli presenta Nora Chiara, si sente attratto tanto dalla sua bellezza mozzafiato quanto dalla sua aria sofferta. Si innamorano velocemente, avidamente, ma l’idillio ha vita breve. La vulnerabilità di lei comincia ad avvelenare la relazione finché Charlie si accorge di avere accanto una paziente più che una compagna. E mentre sonda le origini del dolore di Nora Chiara, una vaga rimembranza comincia ad affiorare dal suo inconscio, sollevando un atroce sospetto…

Se nei primi libri il grottesco aveva il sopravvento, e per me ribadisco sono i migliori, da tempo ormai McGrath ha rinunciato ai dettagli più gratuitamente raccapriccianti. Ma non alla curiosità per la «metà oscura delle cose» e ai ritratti psicologici che veicolano la freudiana teoria dell’Io non padrone in casa propria.

Gemma (disegni di Elisa)

Gemma Guido LIBRO

Che Gemma di libro! ~ ogni domenica su I&C

Gemma Acri Guido è nata a Cariati e cresciuta a Rossano. Ha poi cambiato casa e paese più volte di quelle in cui si è lasciata tagliare i capelli.
Dopo qualche anno nelle scuole del Cuneese, ora insegna Lettere al Liceo artistico di Ciampino. In precedenza è stata corrispondente de “Il Quotidiano della Calabria”, editor e correttrice di bozze. Le piace mangiare (anche se non si direbbe!), andare al cinema, viaggiare e camminare. Crede che i suoi genitori l’abbiano ormai perdonata per aver trasformato la loro casa in una biblioteca. E che l’ironia, i cani e la poesia salveranno il mondo. Oltre alla lettura, naturalmente!

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