Una rubrica sui libri. Perché? In questo nostro tempo veloce e senza pause, rallentare è l’unica azione possibile per riappropriarci della nostra anima. E lo facciamo con Gemma, docente e grande appassionata di libri di Corigliano-Rossano, che ci aiuta con le sue letture a sgretolare qualche luogo comune del mondo culturale, raccontando in poche parole, ogni domenica, che cosa meriti almeno un’occhiata in libreria. Non perdiamoci i suoi consigli!
Io, Bolly, la conosco e anni fa, quando leggevo qualche suo frammento al confine tra le province di Torino e Cuneo, lo dicevo che avrebbe fatto strada! I tanti e impegnativi passi hanno infatti portato Sabrina Quaranta (classe 1994, in foto) nelle librerie. Con un thriller psicologico, “Iniziazione”, che ha vinto la VI edizione del Premio Neri Pozza sezione giovanile e si divora tutto d’un fiato. Nel mentre, la “militante” del Circolo Margot di Carmagnola, si è diplomata alla Scuola Holden di Torino e ha pubblicato racconti su riviste.
Bolly si dichiara ispirata, tra gli altri, da S. King e dalla prima stagione di “True Detective (!), ma ha già un’impronta letteraria. Una prosa scorrevole, spesso in paratassi con asindeti e iterazioni, che non inciampa nonostante districhi vicende che si perpetuano ma appartengono a piani cronologici lontani. La peste e il Voto del 1630. La sparizione di Lorenzo Meyer nel 1989. Il ritrovamento di un cadavere e un incidente fatale nel 1994. I “già avvenuti” e i Battesimi di oggi. Le «verità su misura» di tutti i tempi e qualunque luogo. Ellissi continue che si incastrano fluidamente, come fossero tesserine di un puzzle o di un antico mosaico romano.
«È meglio che certe ferite rimangano chiuse, che i morti rimangano sepolti. È meglio dimenticare. Agli esseri umani questa grazia è concessa». Questo l’epilogo delle peripezie.
175 pagine prima, nel XVII secolo, dodici uomini (o undici o soltanto uno?) sono scelti per sacrificarsi alla palude e invocare l’aiuto della Vergine contro un’epidemia. Nel paese, rifondato una volta ricevuta la grazia, torna nel III millennio Anna Grimaldi, colei che, mettendo tra lei e i vari pregressi centinaia di kilometri, ha provato a soffocare «la bambina spaventata e l’adolescente arrabbiata». Massimo, futuro marito, pretende che chiuda i conti col passato, la esorta a trovare un modo per affrontare i suoi “irrisolti”, soprattutto le chiede: «Perché pensi sempre di dover dimostrare qualcosa?». Anna, cresciuta su cumuli di menzogne e ora quarantenne in balia dell’acidità di stomaco, giunge nella “gabbia” natia alla vigilia della seconda domenica di ottobre, osa assistere alla Veglia. Sui banchi della chiesa ritrova le stesse persone della sua adolescenza, invecchiate, ma sempre attaccate alle liturgie e affamate di notizie su chi ha infranto l’appartenenza. Vuoti i posti della madre Maddalena, morta da tre mesi, della “sorella” Cate, che ha provato ad ammazzarsi ed è ricoverata, dell’angelico Lorenzo, rimasto bambino per sempre a causa dell’orco additato proprio da Anna, Sergio Giachino, ucciso in carcere. Sono occupati dalla nuova leva, crudele e ingenua in egual misura. Dal vanaglorioso Francesco Verzara, che crede «di aver inventato un nuovo scherzo, senza sapere che, a questo punto della storia del mondo, ogni cosa è una ripetizione». Da Giovanni Pace, che, sbranato dallo “squalo” mentre canta per spaventare i fantasmi, deve decidere («I piloni stanno nei bivi perché è lì che c’è una scelta da compiere, che il diavolo si annida») e poi vorrà sparire. Dalle tredicenni Alice Veronesi e Cecilia Panero, che si adoperano, volenti o nolenti, per conquistare un posto nel mondo e in questa comunità.
Nel bosco sono tumulate le ossa del mendicante che ha infranto il voto del digiuno, «come un monito o un promemoria». Nel giardino di casa Meyer sono sotterrate due Barbie, una mora e una bionda, «strette con lo scotch in un abbraccio eterno». La madre di Caterina, Rita, non ride più, ha la demenza senile. Il marito, Alessandro, pretende spiegazioni da Anna durante una sorta di confessione allo specchio. La sarta Marisa Ardito sospetta di suo figlio Filippo…
Non è facile riassumere questa trama senza “spoilerare” ciò che è entusiasmante scoprire riga dopo riga. Tutti sanno ma, a voi, il resto va taciuto. «I segreti di questo paese sono custoditi alla diga, da quando il mendicante ha scelto quel luogo per addentare la sua mela». Alla diga, da generazioni, si decide chi è dentro e chi è fuori.
Muoio dalla voglia, inoltre, di svelarvi chi sia il narratore interno, ma resisterò perché “brucerei” uno dei “colpi di scena” che rendono avvincente l’intreccio!
Peste e follia, morte e salvezza, paure e dubbi, sensi di colpa e rimozioni, branchi e amicizie, pegni e giuramenti, maledizioni e magie, superstizioni e riti, carnefici e vittime si confermano, nel libro, facce di una stessa medaglia. Persino il peccato mortale e quello veniale della Stanzetta. La sopravvivenza e i tentativi di suicidio nel bagno bello. Amori e rancori, apparizioni ed incubi, esplorazioni e misteri si alimentano in campi avvolti dalla nebbia, alloggi in penombra, una vecchia distilleria di menta, finanche in una Casa dei Manichini. Brillante la toponomastica, indovinato il repertorio folkloristico, vincenti le scelte lessicali dei campi semantici intercambiabili.
Bolly ha sfidato un genere tutt’altro che semplice e, come se non bastasse, lo ha sviluppato tramite scatole cinesi. Ci è riuscita all’esordio, con un’opera sull’imperfezione e la manipolazione della memoria, adatta anche ai ragazzi, protagonisti delle “iniziazioni”, equilibristi nel delicato passaggio dall’innocenza a quando “La ricreazione è finita” (volevo troppo metterlo un riferimento a questo testo di Dario Ferrari che è piaciuto ad entrambe!).
Non lo sostengo perché la conosco, lo penso davvero!
Gemma
N.B.: Bolly è un nomignolo affettuoso datole da compagni e amici del Liceo, spero Sabrina perdonerà la licenza editoriale dovuta all’emozione di recensire chi ho “riconosciuto” prima di altri. Con questa presentazione le esprimo di nuovo i miei più sinceri complimenti ed un empatico incoraggiamento per la stesura delle prossime storie.
Che Gemma di libro! ~ ogni domenica su I&CGemma Acri Guido è nata a Cariati e cresciuta a Rossano. Ha poi cambiato casa e paese più volte di quelle in cui si è lasciata tagliare i capelli. |
Una risposta
Si Gemma, Bolly ti perdonerà per la familiarità dimostratale. ..
La recensione è brillante e invita alla lettura…