Che Gemma di libro! L’imperatore Adriano di Marguerite Yourcenar, un principe ideale e un filosofo incontentabile

Una rubrica sui libri. Perché? In questo nostro tempo veloce e senza pause, rallentare è l’unica azione possibile per riappropriarci della nostra anima. E lo facciamo con Gemma, docente e grande appassionata di libri di Corigliano-Rossano, che ci aiuta con le sue letture a sgretolare qualche luogo comune del mondo culturale, raccontando in poche parole, ogni domenica, che cosa meriti almeno un’occhiata in libreria. Non perdiamoci i suoi consigli!

LA MIA PRIMA PATRIA SONO STATI I LIBRI

“Ti staranno odiando” tuonò mia sorella, dieci anni fa, quando le raccontai che avevo dato da leggere per le vacanze di Natale “Memorie di Adriano” a una classe prima dei geometri di Mondovì. Aveva ragione, senza alcun dubbio. A mia discolpa posso dire che avevo appena cominciato a insegnare e “volavo alto”, dal mio trampolino non da quello dell’aula in cui, da un giorno all’altro, ero stata catapultata dalla Calabria.

Venerdì scorso, con i piedi decisamente più aderenti al suolo, ho portato le mie due classi seconde del Liceo artistico di Ciampino a visitare la meravigliosa villa di Tivoli, col “solo” bagaglio della mia spiegazione e del capitolo del libro di testo sul principato adottivo.

Il monumentale romanzo di Marguerite Yourcenar, che ha venduto 20.000 copie in Italia nel 2023, lo leggeranno, come voi, se ne avranno voglia. Intanto lascio che parli per lo più direttamente, è difficile arginarlo in una recensione.

Concepito nel 1924, ha visto la luce soltanto nel 1951, dopo innumerevoli revisioni, riscritture, abbandoni e incessanti ricerche. Si comprende, da queste date, il titanico sforzo della scrittrice belga per dare forma a una storia, se non vera, veritiera.

Publio Elio Traiano Adriano (nato nel 76, morto nel 136, adottato da Traiano) regna sull’impero romano nel secolo d’oro. È lui stesso, giunto in età avanzata e malconcio, a narrare la sua vita, attraverso lettere che invia al giovanissimo Marco Aurelio (anche la scelta della prima persona denota l’intento dell’autrice a realizzare un’opera realistica e realista).

Il libro è diviso in vari capitoli con titoli in latino e ripercorre la sua esistenza cronologicamente: di origine iberica, appassionato di cultura greca studia ad Atene, si distingue nelle lunghe ed estenuanti guerre daciche sotto Traiano, sposa la nipote dell’imperatore, va di nuovo in guerra contro i Sarmati, ha un’idea fissa: diventare imperatore. E ci riesce.

Un principe ideale che è filosofo incontentabile: non gli basta raggiungere le vette del ragionamento sofistico, s’impone di applicare la teoria nella quotidianità. «Qualsiasi felicità è un capolavoro: il minimo errore la falsa, la minima esitazione la incrina, la minima grossolanità la deturpa, la minima insulsaggine la degrada». «Avere ragione troppo presto significa avere torto».

Intelligente, astuto, intuitivo, imperturbabile (che parola melodiosa ἀταραξία, atarassia!), domina da vero Cesare, impegnato a far fiorire l’immenso territorio fino ai suoi angoli più remoti invece di cercare ostinatamente di ingrandirlo ancora (la differenza tra lui e Traiano, agli alunni, è molto chiara). Attua moltissime riforme economiche e militari, poco lascia al caso, ammette di aver bisogno di aiuto e si circonda di validi esperti.

Forte della sua disciplina filosofica, affronta la guerra con la determinazione del leader. Prima dà l’esempio, poi gli ordini. Si adatta agli ambienti più spartani, non si lamenta, quello che pretende dai suoi uomini deve poterlo fare lui. Evita spargimenti di sangue, riflette con lungimiranza, non insegue una gloria immediata e passeggera, ma una pace duratura e costruttiva.

Ma è pur sempre una creatura in carne e ossa e la bravura della Yourcenar sta proprio nell’umanizzare un personaggio che altrimenti sarebbe risultato meno credibile. Adriano è colto, ma apprezza l’altrui cultura attraverso il prisma dell’utilità. È filosofo, disserta sull’ascetismo, eppure conclude le giornate con delle abbuffate. Si sforza nell’essere giusto, ma ha un debole per la caccia. Ama, come tutti. O meglio, non sa amare. Antinoo ama lui. Lo capisce dopo la morte del giovane fanciullo e se ne dispera, non si dà pace. «Di fronte all’amore, la logica umana è impotente, come in presenza delle rivelazioni dei Misteri: non s’è ingannata la tradizione popolare, che ha sempre ravvisato nell’amore una forma di iniziazione, uno dei punti ove il segreto e il sacro s’incontrano».

È inesorabilmente insonne: «Che cos’è l’insonnia se non la maniaca ostinazione della nostra mente a fabbricare pensieri, sillogismi e definizioni tutte sue, il suo rifiuto di abdicare di fronte alla divina incoscienza degli occhi chiusi o alla saggia follia dei sogni?».

E andiamo allo straordinario complesso di edifici eretto tra il 118 e il 134 su circa 120 ettari, alle porte di Roma (20 km). Oggi patrimonio dell’Unesco, ha attraversato due millenni mantenendo integro un senso del sublime che è così forte perché non deriva solo dal gusto classico sapientemente intarsiato nella natura, ma perché vi si percepisce ancora qualcosa di potente e benefico, forse lo stesso spirito di Adriano.

«Quella sera, rientrando nella mia casa di Tivoli, ero stanco nell’animo ma calmo, quando presi dalle mani di Diotimo il vino e l’incenso del sacrificio giornaliero al mio Genio. Da semplice privato, avevo cominciato a comprare e mettere insieme pezzo per pezzo i terreni che si estendono ai piedi dei monti Sabini, al limitare delle sorgenti, con l’ostinazione paziente d’un contadino che amplia le sue vigne».

Grande viaggiatore e cosmopolita, Adriano volle riprodurre a Tivoli una dimora che rappresentasse il compendio architettonico del suo peregrinare nelle regioni dell’Impero attraverso una scenografia di aree edificate intervallate da vasti e lussureggianti giardini.

«Avevo dotato ciascuno di quegli edifici di nomi evocanti la Grecia: il Pecile, l’Accademia, il Pritaneo. Sapevo bene che quella valle angusta, disseminata d’olivi, non era il Tempe, ma ero giunto in quell’età in cui non v’è una bella località che non ce ne ricordi un’altra, più bella, e ogni piacere s’arricchisce del ricordo di piaceri trascorsi. Consentivo ad abbandonarmi a quella nostalgia ch’è la malinconia del desiderio».

«Nelle ore d’insonnia, percorrevo i corridoi della Villa, erravo di sala in sala, a volte importunavo un artigiano intento a mettere a posto un mosaico. Ogni minima delusione della vita politica mi esasperava precisamente come, alla Villa, il più leggero dislivello d’un pavimento, la più piccola sbavatura di cera sul marmo d’una tavola, il minimo difetto d’un oggetto che si vorrebbe immune da imperfezioni, esente da impurità».

Ama la poesia, Adriano, e, in giro per il mondo, accumula libri. «La lettura dei poeti produsse in me effetti ancor più conturbanti: non sono del tutto certo che conoscere l’amore sia più inebriante che scoprire la poesia».

«Fondare biblioteche è un po’ come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire».

Nella “Historia Augusta”, raccolta di biografie di imperatori risalente al IV secolo (autori sconosciuti, editio princeps 1475), si ipotizza che, prima di spirare, Adriano abbia vergato i famosi versi di “Animula vagula blandula”. La Yourcenar ha giustamente posto questa lezione di mortalità in esergo: «Piccola anima smarrita e impalpabile, compagna e ospite del corpo, adesso ti avvierai in luoghi senza colore, impervi, desolati, dove non potrai più godere dei tuoi piaceri consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più».

Cerchiamo di entrare nella morte a occhi aperti.

Gemma

N.B.: Nelle foto l’edizione del libro di mia sorella (perché la mia chissà dov’è!), un’illustrazione di Elisa dell’imperatore e del Canopo dedicato ad Antinoo e due foto scattate durante il nostro soleggiatissimo 12 aprile a villa Adriana.

Gemma Guido LIBRO

Che Gemma di libro! ~ ogni domenica su I&C

Gemma Acri Guido è nata a Cariati e cresciuta a Rossano. Ha poi cambiato casa e paese più volte di quelle in cui si è lasciata tagliare i capelli.
Dopo qualche anno nelle scuole del Cuneese, ora insegna Lettere al Liceo artistico di Ciampino. In precedenza è stata corrispondente de “Il Quotidiano della Calabria”, editor e correttrice di bozze. Le piace mangiare (anche se non si direbbe!), andare al cinema, viaggiare e camminare. Crede che i suoi genitori l’abbiano ormai perdonata per aver trasformato la loro casa in una biblioteca. E che l’ironia, i cani e la poesia salveranno il mondo. Oltre alla lettura, naturalmente!

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