Corigliano Rossano – Per tradizione, nei centri storici, il suono delle campane scandisce la vita quotidiana degli abitanti. La campana, che attraverso il suo suono richiama il fedele alle celebrazioni, è una vera e propria opere d’arte. Non è difficile trovare incisa sulla parte esterna raffigurazioni religiose o simboli di varia natura, come la figura di un santo, lo stemma di una famiglia nobile o lo stemma del vescovo che l’ha commissionata. È solito trovare inciso anche la data di realizzazione e una dedica. Spesso, tra l’altro, le campane avevano un nome e al termine della loro vita venivano rifuse.
Nelle campane il suono è prodotto generalmente dalla percussione di un pendolo di ferro dolce detto batacchio (o battaglio) sulle pareti interne della campana stessa. Proprio la storia delle campane e delle varie fonderie che nei secoli le hanno realizzate nel territorio di Corigliano Rossano è stato il tema di un incontro tenuto presso la sala del Circolo Culturale Rossanese “Giuseppe Converso”. Alla discussione hanno partecipato il dott. Luigi Petrone, che ha presentato un suo lavoro dal titolo “Campanili e Campane di Corigliano”. In questo libro vengono elencate e arricchite con notizie storiche le campane sparse nel territorio ausonico.
Mario Massoni, docente e storico locale, in collaborazione con altri cultori si è prodigato a ricercare ed effettuare una mappatura delle campane nel centro storico di Rossano e nelle antiche masserie dove erano presenti delle cappelle con delle campane. Da questo interessante studio è emerso che le più antiche campane presenti nel territorio di Rossano sono quelle di San Michele e della chiesa di San Anna e di San Bernardino. Degne di nota sono le campane presenti nella torre campanaria della Cattedrale che ancora oggi vengono utilizzate. Tra le più famose sono da ricordare la Cirignola (allodola, per la soavità del suono), fusa nel 1764 da Cironimo Olita di Vignola, e la campana dei tre carlini o domoda; altra campana importante è quella fatta fondere dall’Arcivescovo di Rossano Giovanni Battista Casatagna (futuro Papa Urbano VIII) nel 1556, campana detta della Madonna.
“Resistendo al tempo e alle intemperie, le nostre campane sono ancora lassù, sulle nostre chiese e sui nostri campanili – afferma il prof. Caruso – testimoni del nostro passato, ognuno con la propria storia e attraverso le loro storie, noi scopriamo e conosciamo il vissuto dei nostri antenati”.
La serata è stata presentata dal prof. Caruso e allietata da intermezzi musicali di Alfredo Fontanella. L’Arcivescovo di Rossano-Cariati, Mons. Giuseppe Satriano, ha sottolineato l’importanza delle campane come strumento di richiamo alle funzioni liturgiche ma anche come memoria storica del territorio.
Antonio La Banca