Abbiamo assistito in silenzio a quanto accaduto in Consiglio Comunale nella seduta di lunedì, nella quale si sono formalmente approvati l’assestamento e gli equilibri di bilancio. In determinati casi riteniamo che le parole risultino superflue.
Si è partiti evitando chirurgicamente di parlare dell’episodio in cui uno dei Consiglieri è stato pesantemente insultato sui social network, nascondendosi dietro questioni formali che mai furono tanto inopportune. Un Sindaco con un minimo di autorevolezza avrebbe preteso un immediato chiarimento e chiusura – quanto meno politica – della vicenda.
Ma ciò che è stato più significativo e che rappresenta plasticamente questa tristemente storica legislatura è il fatto che ad un anno dall’insediamento, l’esecutivo Candiano-Mascaro ha bisogno dell’astensione di due consiglieri di minoranza, Barone e Caputo, per approvare degli atti amministrativi fondamentali.
Non ci lanciamo in improbabili teorie o sterili accuse: ormai c’è poco da teorizzare. Chi decide deliberatamente di tenere in piedi questa legislatura lo fa legittimamente, ma se ne assume implacabilmente la responsabilità nei confronti della città – che è già da mesi allo stremo – e della propria storia politica, verosimilmente gettandola irrecuperabilmente nel cassonetto dell’indifferenziato.
Ciò che invece sottolineiamo, ciò che diciamo da un anno, è che al di là delle configurazioni della settimana (a volte del giorno), basate su quel barattificio cui sono state ridotte le nostre Istituzioni fin dal primo secondo della legislatura, questa classe dirigente non è più in grado di governare la città perché non ha la minima idea di come farlo. Questa improbabile coalizione di non-governo è nata esattamente con tale consapevolezza: una sommatoria di voti nella sacchetta realizzata per tenersi incollati alla poltrona a tutti i costi, una condizione che la città sta pagando amaramente, continuando ad accumulare problemi e ritardi, e di cui i cittadini sono pienamente consapevoli.
È quanto stiamo provando a dire dal primo momento al Sindaco il quale però, fingendo di non comprendere, preferisce continuare a lanciarsi in sistematici sproloqui senza alcuna rilevanza politica, come se il Consiglio Comunale fosse diventato una tavolata di amici e parenti riuniti per Natale al quale riservare brindisi o sfottò. Ma come ci siamo ridotti?
Nell’ultimo consiglio, tra un’accusa ed un’altra, sembrava aver deciso finalmente di levare la maschera ed affermare ciò che tutta la città (ed anche oltre) sa da tempo: questa legislatura prima finisce e meglio è. Ma come è possibile che abbia dichiarato nell’assise democratica della Città, di fronte alla cittadinanza, nella qualità di Sindaco, che l’indomani avrebbe presentato le dimissioni per poi non dimettersi? Come si può ridurre un’Istituzione, una delle poche ancora vagamente credibili nell’intero paese, ad una scuola elementare nella quale riportare giustificazioni o, peggio, ad un teatro di bassa lega nel quale il copione è un continuo vilipendio alla democrazia ed all’intelligenza collettiva dei rossanesi? Possibile che non sia rimasto un briciolo di dignità politica a questa classe dirigente?
Nonostante tutto noi speriamo di si, speriamo che ci si renda conto che dopo aver perso tanti treni (metaforici e reali), ormai stiamo perdendo anche tricicli e biciclette (metaforiche e reali), altro che grandi temi. Speriamo si accetti il fatto che un anno di sciagura è abbastanza, che questa città non lo meritava e che di certo non ne merita ulteriormente.
Noi ci aspettiamo coerenza alle affermazioni fatte, ma soprattutto al dato oggettivo: questa città ha bisogno di un governo vero, coraggioso e libero.
(fonte:comunicato stampa )