Montagne e colline calabresi divorate dalle fiamme. Ormai è vera emergenza. Ieri di nuovo lingue di fuoco in azione, alimentate dal forte vento che complica le operazioni di soccorso. La politica ha un ruolo dominante in questo ed ha il dovere di mettere in moto i rimedi necessari al fine di fronteggiare quello che si prefigura come un vero e prorpio disastro ambientale. Il movimentista Flavio Stasi (RossanoPulita), capogruppo consiliare a Rossano, torna sull’argomento con toni decisamente allarmanti. «Monte Paleparto brucia continuatamente forse da due settimane, più di mille ettari di boschi andati in fumo, un danno economico incalcolabile ed un danno ambientale inimmaginabile. Tutto questo nonostante nelle ultime settimane il vento sia stato quasi del tutto assente, altrimenti avremmo assistito ad una tragedia ancora maggiore. Com’è possibile?A questo punto, vista la palese incapacità da parte delle istituzioni competenti nell’intervenire – un’incapacità sulla quale spero che si faccia presto chiarezza e per la quale si individuino con precisione le responsabilità – non credo si possa continuare ad affidare il destino dei nostri boschi, quindi della nostra terra e di parte della nostra identità, alla buona volontà ed all’eroismo degli operatori locali e delle varie forze presenti sul territorio, tutte sotto organico e senza strumenti adeguati.
Ritengo che il Governo, abile ad intervenire per rivedere la geografia dei servizi, debba prendere atto di uno stato di emergenza non più tollerabile ed intervenga con ogni mezzo per interrompere ed evitare che si aggravi una tragedia già epocale. Ciò che fa maggior rabbia è che, come già detto, si tratta di una tragedia annunciata, causata dal totale menefreghismo ed incompetenza delle istituzioni competenti soprattutto in termini di prevenzione, una circostanza su cui grava l’ombra della speculazione e sulla quale ci auguriamo che la Procura della Repubblica faccia luce. E proprio a tal riguardo ribadiamo la richiesta alla Regione Calabria non solo di fare una approfondita verifica rispetto alle attività di gestione del patrimonio boschivo, a partire dall’utilizzo scellerato degli operai forestali lontano dalla montagna, ma anche di intervenire per impedire che queste tragedie diventino il business di qualche squallido speculatore: le zone colpite vengano gestite e bonificate direttamente dalla Regione, utilizzando i proventi del legname per provvedere ad una pronta riforestazione delle zone colpite. Della serie: sulle tragedie nessuno ci guadagni! Inoltre da giorni si rincorrono voci a proposito di una minaccia esplicita nei confronti di alcuni elementi delle forze dell’ordine che si stanno occupando da mesi, guarda caso, proprio di tagli ed incendi boschivi. Mi auguro che tali voci siano smentite al più presto, ma se così non fosse ritengo si tratti dell’ennesima manifestazione di una presenza organizzata e malsana in città e sul territorio che ha individuato nella razzia del nostro patrimonio boschivo la propria attività economica principale. Una presenza che deve essere pubblicamente squalificata e fermata con azioni di costante monitoraggio del territorio, prevenzione reale e prese di posizione forti che interrompano quella linea di chiacchiere inutili che ha contribuito a giungere fino ai disastri di questi giorni.
Una presenza che va schiacciata anche per salvaguardare un settore, quello boschivo, e tutte quelle aziende oneste che, fra le altre cose, potrebbero dare anche un importante impulso economico ai territori, ma questo deve avvenire con una valorizzazione organizzata e trasparente del nostro patrimonio boschivo, e non con la razzia di ciò che resta dei boschi dopo gli incendi».