Tale croce è in tutto simile per forma a quella incisa su una colonna della Cattolica di Stilo, all’altra anch’essa esistente su una colonna già nella distrutta cattedrale di Mileto e all’altra ancora dipinta all’ingresso di una grotta nei pressi di Stilo. La crocetta di Rossano manca dell’iscrizione che si svolge intorno a quella della Cattolica e di Mileto, mentre sorge tra due racemi fogliati che si innalzano da un piccolo vaso fornito di alta base. Si potrebbe pensare che questa decorazione floreale sia posteriore alla croce, ma bisogna invece ritenere il tutto eseguito in uno stesso tempo, probabilmente alla fine del secolo decimo, dato che il motivo che circonda anche la crocetta dipinta di Stilo, rappresentante un tipo di «albero della vita» uscente da un vaso e innestato alla croce ha analogie iconografiche con marmi di S. Apollinare Nuovo di Ravenna del secolo VI e con altri di S. Marco di Venezia del secolo X.
La circostanza che almeno le croci esistenti a Stilo decorano una chiesetta adibita assai probabilmente a centro di riunione degli eremiti viventi all’interno, nonché una grotta affrescata servita allo stesso ufficio o quanto meno a un ricovero di anacoreti, inducono a pensare che anche la chiesa rossanese di S. Isidoro avesse un’analoga funzione. Ciò anche per il fatto che l’attuale ubicazione della colonna, che rimane nella contrada di S. Biagio al basso dell’abitato, non è lontana dal vasto complesso delle grotte eremitiche basiliane esistenti in contrada Pente e dalle altre che facevano capo alla chiesetta di S. Nicola al Vallone.
Ora la recente chiesetta di S. Anna sostituisce quella di S. Nicola al Vallone completamente scomparsa, che fu per qualche tempo cattedrale della città e unica chiesa in cui, secondo la tradizione locale, si poteva celebrare il rito greco nell’epoca in cui fu istituito a Rossano il rito latino. Per quanto non più esistente, un’idea di essa può però con tutta sicurezza aversi dall’altra piccola chiesa ora dedicata a S. Maria del Pilerio, dato che la «piccola chiesa» di S. Nicola al Vallone per essere centro ed oratorio di un gruppo di grotte doveva presentare dimensioni e forme analoghe a quella del Pilerio anch’essa in origine adibita ad una funzione analoga».
Così parlava della Colonna di Sant’Isidoro nel 1955 il prof. Biagio Cappelli (da Biagio Cappelli, Rossano Bizantina Minore, in Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, Vol. 24, 1955, pagg. 38, 39 e 40).
Alla luce della descrizione della colonna di Sant’Isidoro fatta dal prof. Cappelli, insigne storico dell’arte, non ci sono dubbi sul fatto che la stessa sia da considerare un “bene culturale” e quindi meritevole delle attenzioni dovute a questa categoria di beni. E un bene culturale può continuare a essere trascurato e mal conservato da tutti i sindaci che da settant’anni a questa parte si sono alternati a Palazzo San Bernardino, eludendo in tal modo gli obblighi di legge?
Infatti l’art. 30 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio prevede che gli «…enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza». E in tal senso la problematica è stata segnalata formalmente al Sindaco di Corigliano Rossano sperando in qualche iniziativa volta a scongiurare ulteriori forme di degrado della Colonna di Sant’Isidoro.
Martino A. Rizzo
I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C
Martino Antonio Rizzo è un grande curioso di storie e avvenimenti rossanesi,
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