La storia è quella della famiglia Acri che chiede giustizia per la morte di Stanislao , Daria e Pier Emilio deceduti in un incidente stradale nel 2018 avvenuto sull’autostrada del Sole. Ieri viaggio inutile, l’amarezza dei familiari
Da quel tragico incidente in cui trovarono la morte Stanislao Acri, Daria Olivo e il piccolo Pier Emilio, i familiari continuano a chiedere giustizia, che prima o poi arriverà, ma nel frattempo occorre imbattersi in un sistema giudiziario italiano, fatto di cavilli, vizi di notifiche, ritardi, rinvii. E mentre tutto questo accade i familiari delle vittime rimangono immersi tra i ricordi delle persone perdute e un dramma indimenticabile che si rivive di giorno in giorno soprattutto nei momenti topici dell’attività giudiziaria. E così può accadere che le parti vengano convocate presso il tribunale di Cassino, laddove si deve decidere per quale rito optare (ordinario, patteggiamento o rito abbreviato, quest’ultimo richiesto dalla difesa dell’imputato), e che il Giudice dell’udienza preliminare non si presenti. Il tutto senza avvisare le parti, determinando disagi per lunghi viaggi, spese, e ritardi nell’istruttoria del procedimento (se ne parlerà a febbraio). Insomma circa 1000 chilometri per poi sentirsi dire che l’udienza è stata rinviata.
Il dramma di una famiglia che chiede giustizia
Stanislao Acri, la moglie Daria Olivo e il piccolo Pier Emilio, persero la vita nel luglio del 2018 in un incidente sull’autostrada del Sole all’altezza di Roccasecca, un impatto letale che provocò la morte dei tre a bordo di una Fiat Punto travolta da un furgone. Oggi l’imputato, il conducente del mezzo, deve rispondere di omicidio stradale dopo che la difesa, opponendosi a una richiesta di archiviazione da parte della pubblica accusa, riusciva ad ottenere, su disposizione del Gip, l’imputazione coatta. E, ieri mattina, avrebbe dovuto celebrarsi l’udienza preliminare poi andata a vuoto. La mamma di Stanislao, 70enne, accompagnata dalla figlia si è recata a Cassino invano. È una donna sofferente, affetta da una neoplasia e nonostante tutto cerca di trovare in sé quell’energia interiore necessaria per andare avanti e crederci ancora. Per uno degli avvocati della famiglia Acri, Antonio Cozza del Foro di Perugia si tratta di «situazioni che si verificano nel sistema giudiziario. Creano spiacevoli disagi. Non so se si sia trattato di un impedimento del giudice da ultima ora o altre ragioni. Il Giudice lo conosco, è una persona seria ed è un ottimo di professionista, ci saranno ragioni valide. Capisco le parti in causa costrette a lunghi viaggi. Credo che comunque un avviso poteva essere comunicato».