Il 17 aprile si vota sul quesito posto da chi è giustamente “preoccupato” per le conseguenze ambientali e per i contraccolpi sul turismo derivanti da un maggiore sfruttamento degli idrocarburi. La domanda che si troverà davanti chi, con senso di responsabilità e volontà di proteggere il proprio territorio, andrà a votare sarà la seguente: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?” Chi mirerà ad eliminare, nel tempo, le trivelle dai mari italiani deve votare “sì”, chi vuole che le trivelle restino a tempo relativamente indeterminato deve votare “no”. Il Movimento CORIGLIANO DOMANI, già impegnato da tempo nella battaglia ambientale contro le trivelle (come si ricorderà anche dalla tavola rotonda organizzata nel settembre 2013, incentrata proprio sulle valutazioni attorno al fenomeno delle estrazioni di petrolio dallo Ionio) prende posizione a favore del “Sì”, mirando a sensibilizzare la popolazione sia a prendere coscienza del problema sia ad andare a votare il 17 aprile.
Le ragioni del Movimento sono riassunte in brevi passaggi sui quali poter riflettere.
Un Sì per dire No: al fine di poter esporre la propria idea in merito alla Strategia Energetica Nazionale, che dovrà necessariamente puntare sulle energie pulite e rinnovabili e non più su arcaici sistemi di alimentazione nocivi, limitati e pericolosissimi per ambiente, territorio e persone. Un Sì per dire No: perché quando si parla di trivelle offshore nessuno può escludere un incidente che, in quanto tale, potrebbe avere potenzialità devastanti incalcolabili. Un Sì per dire No: perché in un mare chiuso come il Mediterraneo un disastro petrolifero causerebbe danni gravissimi e irreversibili. Un Sì per dire No: perché per estrarre petrolio le compagnie devono versare dei “diritti”, anche noti sotto il termine “royalties”. Per trivellare i mari italiani, però, sta di fatto che si pagano le royalties più basse al mondo, ossia appena il 7% del valore di quanto si estrae. Con tanti ringraziamenti da parte dei ricchi petrolieri. Un Sì per dire No: perché per estrarre poche gocce di petrolio di scarsa qualità si mettono in pericolo le nostre coste, la fauna, il turismo e la pesca sostenibile. Le prime vittime innocenti potrebbero essere i delfini, i capodogli, le tartarughe, i gabbiani e i pesci che popolano i nostri mari. Un Sì per dire No: per evitare che le acque marine diventino un “far west” di petrolieri, mettendo a rischio il Mediterraneo. Un Sì per dire No: per far capire al governo che il nostro vero petrolio è la bellezza delle nostre coste, culla della nostra storia e della nostra cultura. Un Sì per dire No: perché bucare i fondali non risolverà la nostra dipendenza energetica dall’estero. Le riserve certe di petrolio nei mari italiani equivalgono a 7-8 settimane di consumi nazionali e si potrebbe estrarre gas per soddisfare i consumi di soli 6 mesi.
Ne vale la pena? Meditate…