Ricordi che si perdono negli evi lontani fanno da cornice ad un’avvincente storia d’amore tra due giovinetti, sbocciata sotto la coltre protettiva di una rigogliosa pianta. Eppure, non è un libro autobiografico, ma un’opera omnicomprensiva, nella quale trovano ampio spazio e la sconfinata fantasia dell’Autrice, capace di dare voce e volti ai due protagonisti, e i reali riferimenti, già presenti nelle sue precedenti pubblicazioni, alle innumerevoli bellezze che Madre Natura offre a chi è capace di accostarsi ad essa con umiltà, rispetto e attenzione. “Quell’amore che profumava di giuggiole” è l’ennesima fatica letteraria (la quinta, per l’esattezza) che l’insegnante coriglianese Isabella Freccia ha dato alle stampe in questi giorni. Nei primi tre libri si privilegiavano i racconti in vernacolo locale, nel penultimo testo si dava vita ad un’accorata e a tratti dolorosa lettera aperta alla sorella defunta. Adesso l’Autrice, pur mantenendo fede al suo inconfondibile stile, consegna al lettore un qualcosa di totalmente nuovo. (fonte la Provincia di Cosenza)