CORIGLIANO E’ necessario che il sindaco, Giuseppe Geraci, dia una vigorosa virata, in positivo s’intende, all’assessorato alla cultura.
A pensarla così è il presidente del Circolo del Buon Governo della Sibaritide, Raffaele Corrado, che riguardo all’attuale assessore, Tommaso Mingrone, non pronuncia un giudizio negativo anzi: “Oggi, proprio grazie a quella scelta, in comune cominciano ad avere spazio altre idee di cultura: quella feriale, che non si esaurisce nel fuoco d’artificio, ma, al contrario si esercita ogni giorno nelle proprie eccellenze, che hanno fatto diventare questa città, e non solo d’estate, uno dei luoghi più vivaci della Sibaritide dal punto di vista della produzione e del consumo di cultura (vedi le tante serate di poesia, gli eventi e i convegni al castello, la stagione concertistica, il premio Tieri, il festival nazionale del teatro amatoriale, le manifestazioni dedicate al brigantaggio e alla questione meridionale, i concerti al Quadrato Compagna e tante altre cose che ora mi sfuggono). Ora, però, – ed è la richiesta che Corrado rivolge al sindaco Geraci – ci sarebbe da fare una scelta più definitiva, che focalizzi l’attenzione sulla valorizzazione e la tutela del patrimonio artistico – culturale. Perché diciamola tutta: il compito delle pubbliche amministrazioni non è produrre manifestazioni culturali (spesso effimere, scimmiottando le dispendiose estati romane tanto amate dai nostri snob di basso profilo), ma predisporre gli strumenti per rendere possibile la produzione culturale, e non solo, soprattutto da parte dei privati, da coinvolgere in misura crescente (perché è illusorio pensare che il comune possa recuperare le risorse necessarie per gestire l’enorme quantità di strutture culturali del nostro territorio. Il comune deve certamente fare al meglio il suo lavoro, che consiste nella tutela del suo patrimonio artistico; ma dovrebbe anche lasciare ai privati, o almeno concordare con loro, tutte le attività di gestione e valorizzazione). Come? Semplice: facendo diventare Corigliano,- afferma ancora Corrado – non una città di eventi, ma una città evento, nel senso di renderla sempre viva e adoperabile dai tanti che volessero visitarne o utilizzarne (mediante investimenti mirati) i suoi luoghi più belli e suggestivi, che così, una volta restaurati e valorizzati (con finanziamenti pubblici, ormai esigui, e, come scrivevamo, soprattutto privati), dovrebbero diventare luoghi sempre aperti, da vivere quotidianamente, dove la gente potrebbe trovare ospitalità, magari facendo dei percorsi culturali, commerciali e enogastronomici.
Così, chiese e teatro Valente aperti tutto l’anno per visite, concerti di musica colta, rappresentazioni teatrali e cinema da gennaio a dicembre; edifici storici, castello, palazzi, archeologia industriale e vecchi mulini per iniziative di prestigio e per la cosiddetta movida dell’arte; Un’utopia?
Non proprio, se si riuscirà a mettere da parte quell’idea di cultura grigia e ingobbita, seriosa, schifiltosa nel sporcarsi le mani con le esigenze del mondo reale”.