Il bilancio consolidato è stato approvato dalla maggioranza nel Consiglio comunale di Corigliano Rossano, ottenendo anche il voto dell’ex capogruppo di Azione, Francesco Madeo, notoriamente all’opposizione, il quale è in disaccordo con la attuale leadership del partito di Calenda. Ha preso il suo posto Vincenzo Scarcello, diventando il nuovo capogruppo, e già sta suggerendo la necessità di individuare un candidato sindaco con un orientamento verso Azione. Inoltre, si è costituito anche il gruppo di Forza Italia all’interno del Consiglio comunale grazie all’adesione di Aldo Zagarese. Sul bilancio consolidato il vice sindaco con delega al Bilancio Maria Salimbeni parla di un importante appuntamento previsto per i comuni con più di 15.000 abitanti, come nel nostro caso. «Durante questa revisione, vengono messi in luce diversi intrecci tra i numeri e lo stato patrimoniale delle società alle quali il comune aderisce. Il comune, in qualità di Ente capofila, deve incrociare i dati provenienti dai bilanci di tali società con quelli del bilancio comunale tradizionale, garantendo coerenza e correttezza per evitare eventuali difetti nel bilancio stesso. Le società partecipate sono diverse e variano (Calabria Acque, FLAG, GAL, Sibaritide Spa)». Un osservatorio a parte meritano i conti della società Meris che gestisce il mercato ittico: «È in fase di proposta un’uscita dalla liquidazione di questa società, con un’acquisizione totale da parte dell’ente, comportando una modifica statutaria che la trasformerà effettivamente in una società partecipata al 100%. Tuttavia, si prevede una revisione che ridurrà la partecipazione del Comune al 30%. Questo processo è di fondamentale importanza, in quanto qualsiasi perdita sostenuta dalle società partecipate inevitabilmente impatta sui conti del comune».
In consiglio anche il movimento “Giù le mani dal porto”
Presente in Consiglio comunale anche il movimento “Giù le mani dal porto”. L’ex senatrice Rosa Abate conferma la «forte opposizione a un progetto d’investimento proposto da una multinazionale per il porto di Corigliano Rossano. Questa preoccupazione viene portata anche all’attenzione del Consiglio comunale per far comprendere l’importanza di questa questione. Sicuramente, vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica in merito a questo progetto, poiché la notizia stava passando quasi inosservata. Solo dopo un recente evento tenutosi il 21 scorso nella sala conferenze del mercato ittico, la popolazione si sta rendendo conto di questo progetto proposto da una società statunitense. Tale progetto intende introdurre nel nostro porto attività di cantieristica pesante. Da recenti dichiarazioni del responsabile italiano di questa società statunitense e da funzionari dell’autorità portuale di Gioia Tauro, sembra che si prevedano la costruzione di strutture di dimensioni eccezionali. Questo comprenderebbe attività di verniciatura, assemblaggio e trasporto di queste enormi strutture tramite navi statunitensi che occuperebbero gran parte dello spazio del Porto, compresa la parte più nobile. Attualmente, continua la Abate, non abbiamo certezze in merito all’impatto ambientale e alla compatibilità di queste attività con quelle già presenti nel Porto. Il Porto di Corigliano Calabro è attualmente sede di due importanti progetti: quello legato alle crociere e un altro che coinvolge le imbarcazioni storiche di Schiavonea. Inoltre, dovrebbe attrarre navi e imbarcazioni da diporto, considerando anche la presenza di una gru di dimensioni adatte alla manutenzione di catamarani. Non comprendiamo la scelta di avviare una conversione industriale in un momento così significativo per il nostro Porto, il quale rappresenta un’importante risorsa commerciale e turistica. È preoccupante destinare la parte più prestigiosa e nobile del Porto. Attualmente, questo interesse si concentra solo sul Porto di Corigliano, mentre altre destinazioni come Vibo Valentia, sebbene menzionate, non mostrano una portata e un coinvolgimento paragonabili. Saremo presto in grado di valutare e condividere informazioni sull’impatto ambientale e sulla compatibilità con le attività preesistenti. Tuttavia, in questo momento critico, è fondamentale comprendere il motivo di questo cambiamento industriale così rilevante nella nostra comunità».
In Assise anche la vertenza del verde pubblico
Presente in Assise anche una delezione dei lavoratori rimasti esclusi dal bacino delle assunzioni. Il coordinatore del sindacato autonomo Cub Bruno Graziano ribadisce la «preoccupazione riguardo alla vertenza dei lavoratori ex dipendenti del settore del verde pubblico. Questa problematica perdura da molti anni, caratterizzata da manifestazioni e una costante pressione sulle tempistiche, e purtroppo, la situazione non accenna a migliorare. Inizialmente erano 12 i lavoratori coinvolti, ma ora sono ridotti a soli cinque o sei impiegati. La discrepanza è evidente e risale al momento in cui l’appalto è stato improvvisamente affidato. Attualmente, l’appalto è garantito per 12 mesi da un’azienda che ha preso in carico il servizio. Il nodo cruciale risiede nella mancanza di una clausola sociale all’interno dell’appalto, un errore forse dovuto ad una negligenza dell’amministrazione. Fino al 2017, questi lavoratori hanno svolto il loro compito, con la sicurezza di continuità. Tuttavia, dopo quell’anno, si sono trovati improvvisamente senza occupazione. Recentemente, il sindaco ha risposto in merito alla clausola sociale, ma non ha chiarito appieno come questa debba essere implementata nel contratto. È essenziale sottolineare che stiamo parlando di lavoratori con un’esperienza di 15-20 anni nel settore, non si tratta di novizi. È inaccettabile che, nonostante un nuovo appalto con 25 nuove assunzioni, nessuno dei vecchi lavoratori sia stato incluso. È importante sottolineare che molti di loro hanno più di 50 o 60 anni; non si tratta di giovani lavoratori e il mercato del lavoro non è favorevole per loro. Questo è solo un passo in avanti, un altro momento cruciale che abbiamo affrontato nel consiglio comunale. Ora osserveremo gli sviluppi nei prossimi giorni, ma ci impegniamo a non arrenderci fino a quando questi lavoratori non vedranno garantita la loro giusta continuità occupazionale».