Cala il silenzio sul futuro della centrale Enel di Corigliano Rossano, situata in un’area strategica perché baricentrica tra i due ex comuni e, per giunta, lungo la costa. Per il momento è in corso l’attività di smantellamento: sono stati rimossi i quattro gruppi ad olio combustibile, mentre è in corso l’operazione di eliminazione delle vasche e del corpo di fabbrica centrale. Restano poi da smontare le due ciminiere che rappresentano un segnale distintivo della holding.
Il grande rebus è l’impianto a turbogas che, secondo fonti attendibili, potrebbe subire una riconversione «a ciclo combinato». Una tipologia di investimento che darebbe occupazione a una decina di persone, come fa sapere l’ex segretario generale della Uil-Tec Calabria Gino Campana che sottolinea l’atteggiamento defilato del colosso energetico quando si parla del sito Jonico.
«Da sempre ci stiamo battendo per capire cosa vuole fare l’azienda di questo sito, afferma Campana. Per il momento c’è la dismissione, lavorano in pochi nelle ditte in appalto, ormai i dipendenti diretti sono praticamente spariti». L’appello dell’ex sindacalista è rivolto ai comuni, alla Provincia e alla Regione affinché mettano alle strette l’Enel: «Si rischia una nuova cattedrale nel deserto», rincara Campana. «La mia intuizione è che l’Enel voglia abbandonare definitivamente il territorio, così come accadde per la centrale del Mercure. L’Enel non può lasciare così, le amministrazioni devono mettere i vertici con le spalle al muro. Anche sulla vicenda del lungomare che unisce Corigliano e Rossano pare che non sia disponibile a cedere l’area. Penso che a fronte di certi comportamenti alcune decisioni coraggiose vadano prese».