Da uno studio mirato alla lotta contro inquinamento e abusivismo, emergerebbe uno stato allarmante, e finora impunito, di abusivismo e mancato adeguamento alla normativa, sul mancato rilascio amministrativo-autorizzativo e sullo scarico delle acque reflue in pubblica fognatura o corpo idrico superficiale.
Una situazione da pura anarchia di cui ne paga le conseguenze una intera popolazione sottoposta a rischi sulla salute (con il sistema dei depuratori spesso sottoposti a carichi eccessivi e conseguente sversamento di materiale fognante sul territorio e a mare) e abusivi svuotamenti incontrollati di acque clorate su terreni o torrenti.
Un sistema di illegalità che offende, tra l’altro, una popolazione indignata per la perenne e cronica scarsità d’acqua potabile, specie nei periodi estivi.
Ecco perché è necessario porre un rimedio ad un fenomeno tutto appartenente alle classi agiate e ben note del Rossanese, affinché ci si attenga alla raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 4 aprile 2001 in materia di ispezioni ambientali (2001/331/CE) e di accertamenti degli illeciti amministrativi di cui all’art. 54 del D.L.vo n. 152/1999 e della Legge Regionale 3 ottobre 1997 n. 10.
È per tutto questo che si chiede, agli organi preposti alla vigilanza giudiziaria e amministrativa, di porre una seria attività di verifica affinché venga posta in essere il rispetto dei principi di legalità sul pregresso e applicare, per il futuro, le indispensabili procedure urbanistiche subordinate al possesso dell’autorizzazione allo scarico delle piscine (Comune e ARPACAL) (Comunicato stampa).
Una risposta
Gli organi preposti alla vigilanza amministrativa e giudiziaria “un sicc a guastin cu ri patruni e ri piscin, pecchì sun i signori e russano”