Lotta al caroprezzi, circa 70 trattori provenienti dalla provincia di Cosenza lungo l’arteria. Prossima la costituzione di un comitato interregionale con Basilicata e Puglia
Un urlo disperato si eleva dalla Sibaritide contro il caroprezzi. Dal sit-in di domenica scorsa al presidio di questa mattina lungo la statale 106 jonica a Corigliano Rossano nel tratto dell’area industriale di Corigliano dove allevatori e produttori agricoli lanciano un grido d’allarme alla politica ‒ distratta da altro invece di affrontare seriamente la questione dei vertiginosi aumenti dei prezzi delle materie prime ‒ allo Stato e alla Comunità europea. Situazione che rischia di mettere in ginocchio i produttori e gli imprenditori, da un lato, e aumenta il costo della vita ai consumatori, dall’altro, considerato l’andamento nel settore ortofrutticolo e zootecnico. Presenti sul posto, a garantire l’ordine pubblico e la sicurezza oltre a disciplinare il consistente traffico, carabinieri, polizia stradale e locale, guardia di finanza. Manifestazione del tutto pacifica ma la tensione era alta. Gli abbattimenti delle fatturazioni oscillano tra il 30/40% rispetto allo scorso anno. Per il ferro, costi triplicati e ritardi persino nelle consegne. Molte aziende che operano nel settore dell’edilizia alle prese con il Superbonus fanno fatica a completare i lavori. Gli organizzatori, nei prossimi giorni, costituiranno un comitato che si batterà per il contenimento dei costi. La protesta si sta allargando a macchio d’olio e coinvolgerà anche rappresentanti delle vicine Basilicata e Puglia: «Purtroppo le associazioni di categoria non ci danno risposte concrete. È da un anno che i prezzi stanno aumentando vertiginosamente tra Covid e speculazioni varie, e nessuno reagisce». Ai rincari dei prezzi delle materie prime si somma l’aumento dell’energia elettrica, il che determina una maggiore contrazione dei costi. Tutto questo accade in una terra (la Sibaritide) che vive di privato e in cui lo Stato arretra, perché ha chiuso un tribunale, soppresso un’Azienda sanitaria, abolito più Comunità montane, serrato stazioni ferroviarie, non garantisce trasporto aereo (per l’aeroporto di Crotone i collegamenti sono pessimi), ospita la tristemente famosa statale 106 jonica, ha dismesso la centrale Enel e persino chiuso ospedali. È in questo contesto che gli imprenditori sono costretti a lavorare.