Non vorremmo che Birs stia rendendosi protagonista di una falsa partenza, ma è ciò che pensiamo. E lo pensiamo perché i lavoratori ultimi reintegrati, a seguito del licenziamento collettivo della Simet, non sono stati ancora contattati per gli adempimenti propedeutici alla presa servizio del 1° gennaio 2024, al pari degli altri colleghi.
due società. Trascurare questa circostanza sarebbe un errore imperdonabile e darebbe certamente seguito a vertenze legali dagli esiti prevedibili, in favore dei lavoratori naturalmente, gravando la stessa Birs di spese che riteniamo possano e debbano essere evitate.
Il licenziamento al tempo subito dai lavoratori ha lasciato un segno indelebile negli stessi, provati dell’impossibilità di condurre una vita dignitosa attraverso il proprio lavoro, che deve oggi essergli restituito senza tentennamenti. Chi, dal fronte politico, si è in questi ultimi tempi affrettato a rivendicare la paternità dell’operazione commerciale tra Birs e Simet, ovvero a “gridare al miracolo”, sbandierando il “salvataggio” dei posti di lavoro, riteniamo debba oggi adoperarsi perché Birs non faccia orecchio da mercante e dia corso all’occupazione dei dipendenti reintegrati dall’autorità giudiziaria all’esito dei ricorsi promossi contro il licenziamento collettivo Simet.
Reintegrarli è un obbligo, non una facoltà. La Faisa-Cisal resta al fianco dei dipendenti, pronta a sostenerli anche in questa vicenda che
appare come uno strascico ingombrante che ostacola il percorso di lavoratori e lavoratrici verso la sacrosanta rioccupazione che, nel caso di specie, passa attraverso l’art. 2112 del codice civile al quale Birs deve dare attuazione convocando i soggetti interessati per gli adempimenti di rito e per l’assegnazione dei servizi dal 1° gennaio 2024.
Staremo a vedere cosa accadrà, fermi e decisi a rivendicare, con i lavoratori e per i lavoratori, il diritto al lavoro e, quindi, l’affermazione degli articoli 1 e 4 della Costituzione repubblicana.
Comunicato stampa