Il futuro dell’ex centrale Enel di Rossano continua a rimanere un nodo irrisolto, nonostante le grandi promesse iniziali. Il silenzio che avvolge la questione ha fatto crescere l’insofferenza tra la popolazione locale, i sindacati e le istituzioni. Con la recente fusione dei comuni di Corigliano e Rossano e i piani ambiziosi per la realizzazione di un lungomare unico, la questione dell’area ex Enel non può più essere lasciata in sospeso. In questo contesto, il segretario provinciale della UIL, Paolo Cerbella, ha lanciato un appello forte e chiaro: è tempo di riprendere in mano la questione e di trovare una soluzione che garantisca un futuro produttivo a un’area che rappresenta una ferita ancora aperta per il territorio.
Un problema che si trascina da troppo tempo
L’importanza strategica dell’idrogeno
La produzione di idrogeno rappresenta un’opportunità strategica, non solo in termini di sviluppo economico, ma anche per la sostenibilità ambientale. Cerbella insiste sul fatto che Enel, come azienda a partecipazione statale, ha una responsabilità nei confronti del territorio. «Riteniamo che si debba ritornare a valutare quel tipo di aspetto. Soprattutto dal punto di vista dell’azienda, una partecipazione statale deve dare a questo territorio una risposta seria. E per noi, questa risposta passa attraverso l’idrogeno», ha ribadito il segretario della UIL. La mancata realizzazione di questo progetto non rappresenta solo una perdita economica per il Basso Jonio, ma anche una mancanza di visione per il futuro dell’energia pulita in Italia.
Una ferita aperta per il territorio
Il problema dell’ex centrale non può essere liquidato con il solo smantellamento dell’impianto. «Il solo smantellamento non ci basta», ha detto Cerbella. «Quella della centrale è una ferita che non possiamo permetterci di lasciare in questo modo. Dobbiamo pretendere che per quel sito ci sia una nuova destinazione produttiva, che faccia bene a questo territorio e che ripaghi di tutte quelle sofferenze che questo territorio ha pagato». La riconversione della centrale è cruciale per evitare che l’area continui a rimanere un simbolo di abbandono e mancanza di investimenti. «Non capiamo perché il cambio della presidenza abbia deciso di disinvestire su un settore che è il settore del futuro. Così come non comprendiamo le ricadute dell’indotto che potrebbe avere la produzione di idrogeno sul territorio», ha aggiunto il segretario, auspicando un’inversione di rotta.
L’appello alla politica: una questione di responsabilità
L’elemento più critico di questa vicenda è l’assenza di una risposta forte da parte delle istituzioni. Paolo Cerbella rivolge un appello chiaro alla politica locale e nazionale, affinché facciano la loro parte nel riportare Enel sui propri passi. «L’appello lo rivolgo sicuramente alla politica, perché Enel non è un’azienda come le altre, e di conseguenza è la politica che deve prendersi la responsabilità di spingere un’azienda di Stato a ritornare sui propri passi», ha affermato. Per Cerbella, è indispensabile che la nuova amministrazione comunale e i rappresentanti politici agiscano in fretta per far ripartire un progetto che possa risollevare il destino dell’area ex Enel.