Corigliano Rossano, il “Tribunale” della ‘Ndrangheta: Oltre 40 anni di carcere per svelare un oscuro programma criminale

Con una richiesta di pene cumulative che superano la quarantina d’anni di carcere, il pubblico ministero della Procura di Castrovillari Antonino Iannotta ha concluso la sua requisitoria nel processo noto come “Tribunale.” Questo processo, in corso presso il Tribunale del Pollino sotto la presidenza di Anna Maria Grimaldi, coinvolge sei imputati pluripregiudicati coriglianesi, tutti collegati alla ‘ndrangheta, il cui operato è stato descritto come parte di un programma criminoso volta alla commissione di delitti contro la persona e il patrimonio. Il gruppo, diviso tra volti storici della criminalità locale e membri più giovani, aveva una struttura associativa stabile, con chiare divisioni di compiti tra i vari sodali. Secondo gli elementi di prova raccolti durante l’indagine, il sodalizio del centro storico aveva un programma ben definito, mirato a compiere una serie indefinita di delitti. Le richieste di condanna avanzate dal pubblico ministero sono significative: Filippo Solimando: 8 anni di reclusione e 8 mila euro di multa; Giuseppe Sammarro: 5 anni e quattro mesi di reclusione e 5 mila euro di multa;Luigi Sabino: 7 anni e quattro mesi di reclusione; Giuseppe De Patto: 7 anni e undici mesi di reclusione; Davide Lagano: 7 anni e cinque mesi di reclusione. Le arringhe della difesa sono previste per il 23 febbraio, mentre la sentenza è attesa per il 14 aprile. Il processo “Tribunale” trae il suo nome dalle accuse secondo cui alcuni degli imputati avrebbero istituito un tribunale parallelo, presieduto dal boss di ‘ndrangheta Filippo Solimando, per valutare le condotte dei responsabili di reati, senza autorizzazione preventiva. Questi “processi sommari” avrebbero portato a sanzioni violente contro i membri di una banda operante nello Scalo coriglianese.

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