Corigliano-Rossano: Infortuni sul lavoro in aumento VIDEO

Corigliano-Rossano ha ospitato un corso di formazione sulle metodologie per la programmazione delle attività di vigilanza e assistenza nei Piani Regionali di Prevenzione (PRP). L’iniziativa, rivolta ai medici del lavoro dello Spisal e ai tecnici della prevenzione nei luoghi di lavoro, è stata strutturata in due sessioni. Durante le giornate formative (ieri e oggi), sono stati affrontati temi cruciali per la tutela della salute e sicurezza nei contesti lavorativi, con un focus sulle strategie di prevenzione, ispezione e assistenza. Tra i presenti, figure di rilievo come il Direttore Generale dell’ASP di Cosenza, Antonello Graziano, e il Direttore Sanitario Martino Rizzo, oltre a rappresentanti dell’INAIL, dell’ispettorato del lavoro e della Regione Calabria, testimoniando l’importanza dell’evento nel contesto della sanità regionale. L’obiettivo del corso è fornire ai partecipanti strumenti metodologici aggiornati per migliorare l’efficacia delle ispezioni e garantire standard di sicurezza sempre più elevati nei luoghi di lavoro. Secondo Leonardo Lione, tecnico della prevenzione, Spisal Cosenza è «fondamentale rilanciare la formazione e la prevenzione per contrastare gli infortuni» in crescita. «Nella provincia di Cosenza si registra un leggero innalzamento degli infortuni. Ciononostante, è evidente che c’è bisogno di intensificare nuovamente le attività di prevenzione, riattivandole su tutti i fronti. L’aumento degli infortuni riguarda gli ultimi due anni e può essere legato agli effetti del post-Covid. Si è fatto maggior ricorso a manodopera non sempre esperta o consolidata, e questo ha abbassato il livello di attenzione ai rischi. Inoltre, il periodo pandemico ha ridotto i controlli, portando a una distrazione generale sulle misure di prevenzione. È essenziale riprendere un approccio rigoroso e sistematico alla prevenzione».

«Serve più prevenzione e vigilanza»

Per Antonino Ughettini, responsabile della Vigilanza Tecnica Regionale dello IAM di Reggio Calabria, le problematiche legate alla sicurezza sul lavoro non sono solo regionali, ma nazionali. «La normativa è tecnica e non sempre di facile attuazione. Le grandi e medie imprese tendono ad avere un’organizzazione funzionale in ambito sicurezza, mentre le piccole aziende spesso hanno difficoltà a implementare le disposizioni, mancando delle risorse e del tempo necessari. Su questo punto bisogna ancora lavorare molto, perché i datori di lavoro necessitano di maggiore supporto. Le violazioni più comuni riguardano il Testo Unico sulla Sicurezza (D.Lgs. 81/2008). Si tratta di infrazioni sia documentali che pratiche, soprattutto nei cantieri. La normativa sui ponteggi, sulla viabilità e l’uso delle attrezzature spesso non viene rispettata completamente. Anche la manutenzione delle macchine è un aspetto critico. Purtroppo, queste carenze sono presenti non solo nei cantieri, ma anche in altri ambienti di lavoro, dove le condizioni operative non sono sempre ottimali. La sicurezza sul lavoro dovrebbe diventare una materia di educazione scolastica, insegnata fin dai primi anni di scuola. Se i ragazzi apprendessero queste nozioni dai banchi, non le dimenticherebbero più e diventerebbero futuri lavoratori e dirigenti consapevoli». Per Martino Rizzo, direttore sanitario ASP Cosenza la ricetta vincente è quella di fare rete tra i vari organi dello Stato: «Dobbiamo riuscire a farlo. Ci indigniamo quando sentiamo parlare di infortuni sul lavoro o quando i media riportano notizie di incidenti mortali. Dobbiamo però ricordare che ogni giorno in Italia, purtroppo, muoiono per lavoro tre persone o più, ed è un dato inaccettabile per un paese civile. Per questo stiamo cercando di riunire attorno a un unico tavolo tutti gli attori coinvolti nella prevenzione e nella vigilanza, come l’ASP, l’Ispettorato del Lavoro e l’INAIL, per lavorare con intenti comuni e sensibilizzare sia imprenditori che lavoratori. Serve una cultura della prevenzione, su cui stiamo lavorando da tempo. Ma se questa cultura non attecchisce, l’alternativa è rafforzare la vigilanza. Gli imprenditori devono garantire luoghi di lavoro sicuri, ma anche i lavoratori devono essere coinvolti, rispettando le regole e utilizzando i dispositivi di protezione individuale. In Calabria, abbiamo registrato 19 morti fino a poco tempo fa, un numero superiore rispetto agli anni precedenti. Durante il periodo del Covid c’è stata una pausa, ma ora, purtroppo, la situazione si è aggravata. Questo potrebbe essere dovuto al lungo periodo di inattività, che ha fatto passare in secondo piano l’obbligo di rispettare alcune regole fondamentali». Ci sono alcuni settori particolarmente a rischio e sono l’agricoltura e l’edilizia. «In agricoltura, il ribaltamento del trattore è l’evento più frequente e spesso letale, ha affermato Rizzo. Nell’edilizia, invece, il problema principale è rappresentato dalle cadute dall’alto. In molti casi, non si conoscono le norme. In altri, ci si affida al fatto che i controlli sono pochi, quindi si pensa di poter evitare conseguenze. Per questo motivo, è fondamentale creare sinergie tra gli ispettori e garantire una maggiore presenza sul territorio, con controlli più coordinati ed efficaci».

De Merich (INAIL): «Prevenzione e vigilanza integrate per supportare le microimprese»

Diego De Merich, ricercatore senior nel Dipartimento di Mela dell’INAIL Centrale di Roma, si è soffermato sulle priorità dell’INAIL in materia di prevenzione degli infortuni al fine di migliorare il coordinamento e l’efficacia della vigilanza. «Questa deve integrare sia i servizi delle Asp che l’Ispettorato del Lavoro. È un momento importante perché stiamo trasferendo una serie di strumenti, come banche dati, che permettono alle Asp di programmare azioni di prevenzione, assistenza e vigilanza. Il concetto è che la vigilanza deve essere integrata con l’assistenza, quindi non solo punitiva ma anche di supporto. Vogliamo monitorare le priorità delle aziende e migliorare i livelli di salute e sicurezza, rendendo la vigilanza un’occasione per assistere le imprese nelle loro criticità. Non ci sono solo esigenze tecniche, ma anche di rafforzamento delle reti territoriali che devono supportare le imprese. È un compito complesso, ma fondamentale per coinvolgere sia soggetti istituzionali che stakeholder. Vogliamo che queste reti comprendano associazioni, organismi paritetici e parti sociali, soprattutto in piani mirati di prevenzione programmati a livello regionale. La Calabria rientra nel quadro nazionale, caratterizzato da un tessuto produttivo molto frammentato, con un gran numero di micro e piccole imprese. Questo rappresenta una criticità non tanto nell’analisi dei dati, ma nella capacità di fornire assistenza efficace a queste realtà. Abbiamo circa 3,5 milioni di microimprese in Italia, una grande parte delle quali al Sud, e spesso non sono collegate alle associazioni di categoria, il che rende difficile intervenire con azioni di prevenzione mirate.I settori più a rischio sono edilizia e agricoltura, soprattutto per gli incidenti mortali. Per gli infortuni gravi, invece, emergono anche la logistica, i trasporti, il legno e il trattamento dei rifiuti. Stiamo monitorando attentamente anche le attività nelle aree portuali, altro settore con un’elevata incidenza infortunistica. Una delle maggiori criticità è la valutazione dei rischi da parte delle imprese, in particolare la capacità di autovalutare i rischi prioritari all’interno dei cicli produttivi. Un altro tema è la formazione e la capacità di monitorare gli eventi che possono precedere infortuni gravi o mortali. Su questo stiamo lavorando molto, in particolare sui cosiddetti “near miss”, ossia mancati infortuni. Abbiamo sviluppato una piattaforma web per gestire la segnalazione e l’analisi di questi eventi, con l’obiettivo di individuare le cause che potrebbero portare a infortuni gravi o mortali».

 

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