Corigliano Rossano. Jonio cosentino, mare sporco. La storia di sempre

Questa mattinaCorigliano Rossano – La storia si ripete, puntuale, come ogni anno. In riva allo jonio è come se il tempo si fosse fermato. Ciò che muta è l’innovazione tecnologica: ora le notizie viaggiano sul multimediale e in un batter d’occhio, con tanto di documentazione fotografica, si riesce a segnalare quanto il mare restituisce all’uomo per incapacità di gestione del territorio. Da un gruppo whatsapp – pro fusione – la tracciabilità di chiazze rinvenute tra le zone di Valanello – Gammicella- Seggio – Sant’Irene  in località Rossano, poi a Fabrizio e Schiavonea in località Corigliano. Prevalentemente si tratta di scarichi fognari e letame. Tutto questo scatena l’ira di bagnanti ma anche dei gestori di stabilimenti balneari che attendono quei pochi giorni estivi per poter raggranellare qualcosa e, al contrario, sono costretti a imbattersi contro l’inciviltà, l’incuria e la pessima politica.  Altro che “mare da bere” come afferma qualcuno. Eppure la magistratura negli anni ha svolto un ruolo importante, ha sequestrato depuratori, ha indagato amministratori, ma nulla. Il problema non si risolve. Né possiamo affermare che le nostre zona siano altamente industrializzate, oppure parlare di alti flussi turistici. Né l’uno, né l’altro, nonostante tutto il mare è sporco. Perché? Abbiamo il depuratore consortile concepito, almeno sulla carta, nei pressi del Cino, in parte già finanziato ma fermo a causa di una interdittiva antimafia. Nel frattempo il depuratore di Lido Sant’Angelo rischia di esplodere poiché le condotte sottomarine necessitano di manutenzione. Insomma la situazione tra Corigliano e Rossano non è delle migliori. E a questo aggiungiamo il gioco delle correnti.

 

 

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