In queste ultime settimane è diventata intollerabile la violenza verbale che, ormai quotidianamente, si vomita tramite social contro il Sindaco e l’amministrazione comunale nel suo insieme. Odio che investe anche i dipendenti comunali, non facendo salvo nessuno.
Capiamo lo stato di stanchezza mista a rabbia dei cittadini, capiamo le legittime proteste dei commercianti che si sentono vessati da provvedimenti governativi che paiono incongruenti e inefficaci. Capiamo e siamo sempre stati pronti all’ascolto delle istanze di chi civilmente chiedeva un confronto, a volte anche mediato – considerato i tempi- dalla tecnologia e dai social che oggi possono a tutti gli effetti assurgere a ruolo di “piazza virtuale”, legittimo ambito di confronto, agone politico. Ciò che però non capiamo e non siamo più disposti a tollerare sono le offese e le minacce che in quel luogo, i “leoni da tastiera” digitano compulsivamente contro le istituzioni e chi le rappresenta, forse ignorando i più elementari principi di legge che connaturano come reato quel loro costante sobillare di violenza contro il Sindaco e l’amministrazione. Le parole sono anche azioni. Giova ricordare l’articolo 612 del Codice penale che riguarda l’aspetto della violenza verbale. “In caso di accertata colpevolezza si prevedono pene fino ad 1 anno di reclusione”. L’articolo è applicabile se qualcuno viene minacciato in modo grave. L’enorme effetto di “cassa di risonanza”, di trascinamento che causano commenti inappropriati, virulenti, rabbiosi ed aggressivi, spesso a prescindere dalla loro effettiva veridicità, può risultare pericoloso tutte le volte che l’oggetto del messaggio diffuso abbia carattere denigratorio ed infamante, nonché lesivo e pericoloso nei confronti del suo destinatario.
Le persone pensano di poter scrivere liberamente perché legittimate dal principio dell’articolo 21 della Costituzione italiana: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Tuttavia, quando il pensiero integra gli estremi di reato, a nulla serve aver cancellato il post, il reato si è già consumato. Facebook favorisce una diffusione immediata, raggiugendo un numero illimitato di utenti che non può essere controllato e l’effetto domino che consegue è assolutamente pericoloso. La società civile e chi ne fa parte ha l’obbligo giuridico di osservare le leggi codificate nonché il dovere morale di rispettare i consociati e le Istituzioni, quest’ultime espressione di tutela degli interessi della comunità.
Offendere o minacciare il Sindaco e le istituzioni tutte è reato che colpisce e lede l’intera comunità di Corigliano-Rossano.
L’aggressività cerca consenso e funziona su meccanismi di adesione a un gruppo ideale con i cui valori identificarsi. Proporsi aggressivamente è una scintilla scontata per innescare un’escalation di reazioni sempre più dure, impedendo di fatto ogni possibilità di incontro e di dialogo in favore dell’idea di esercitare un qualche scadente esercizio di potere.
La conseguenza più diretta del linguaggio dell’odio è soffocare il tempo e lo spazio della riflessione. E, di conseguenza, soffocare il tempo e lo spazio per esercitare una vera libertà. Invitiamo tutti – rappresentanti politici e cittadini – a tornare ad abitare, sui social come de visu, uno spazio più ampio di confronto, di pensiero, di approfondimento, soppesando le cause e conseguenze delle proprie parole, scritte o proferite a voce. È necessario tornare a moderare i toni, a prendere coscienza reale ed effettiva del momento storico che il mondo intero sta attraversando, a chiedere spiegazioni, anche a pretendere risposte, ma con toni civili e moderazione.
Chiudiamo con un messaggio di Papa Francesco che invita alla concordia, ad un ritorno ad un sereno e condiviso di scambio di idee.
«Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo trovati su una stessa barca fragili e disorientati, ma allo stesso tempo importanti e necessari, chiamati a remare insieme e a confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti. E ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo. Ma solo insieme. Nessuno si salva da solo» (Comunicato stampa).
LA MAGGIORANZA CONSILIARE