Corigliano Rossano protagonista a Linea Verde su Rai 1. Amarelli: Identità chiave di volta

Corigliano-Rossano – Il racconto su Corigliano-Rossano, cuore dell’agroalimentare di qualità, antichissima terra di liquirizia e custode del Codex Purpureus Rossanensis, patrimonio dichiarato dall’Unesco Bene patrimonio dell’Umanità ed inserito tra i documenti del Registro della memoria mondiale, entra nelle case degli italiani nel mondo, attraverso le più seguite trasmissioni televisive nazionali e continua ad emozionare. Nella promozione del territorio come destinazione turistica dalle mille suggestioni ed atmosfere l’identità era e resta la chiave di volta.

È successo ancora ieri (domenica 14 febbraio) con una nuova e ricca puntata di Linea Verde, il programma di Rai 1 condotto da Beppe Convertini e Ingrid Muccitelli che ha visto tra i protagonisti di questa tappa, anche il Museo e la Fabbrica di Liquirizia Amarelli.

Ad esprimere soddisfazione per la continua attenzione che il territorio continua a ricevere è l’Amministratore Delegato Fortunato Amarelli che ha illustrato il percorso storico di questa esperienza familiare ed imprenditoriale che, alla 12esima generazione, si appresta ad accogliere in azienda la prossima. Il binomio cultura – agroalimentare – sottolinea – continua ad essere un binomio che funziona ed attrae.

L’acqua: dalla Tuscia alla Calabria. È, questo, il titolo della puntata che ha toccato i territori del Parco del Pollino e della Sibaritide, Civita, Lungro e Corigliano-Rossano, zoomando tra le produzioni agroalimentari come le clementine e la liquirizia e spalancando le finestre sul patrimonio architettonico locale, sul Castello Ducale ed il Museo del Codex.

Per realizzare un chicco di liquirizia – ha spiegato Amarelli – ci vogliono 12 giorni. È un’estrazione vegetale che richiede un processo lungo e complesso; anche costoso. Ma come tutti i prodotti buoni e che raccontano anche una storia e tradizione italiana, fanno principalmente bene all’anima.

L’Amministratore Delegato, facendo riferimento anche alle innovazioni che in tre secoli l’hanno riguardata, ha ripercorso tutto il processo di produzione che parte dalla raccolta di queste radici fittonanti che crescono nel terreno fino ad una profondità di circa 2 metri, dove si concentra la glicirizzina, 25 volte più dolce dello zucchero.

Fino alla metà del 700 la liquirizia era conosciuta esclusivamente come prodotto medicamentoso. Con l’arrivo dei prodotti di sintesi di farmacia, la liquirizia è diventata facilmente un prodotto dolciario. Oggi conosciuta in tutto il mondo.

La radice di liquirizia viene macinata, inserita all’interno di un cestello ed attraversata da un getto di vapore che consente di ottenerne il succo. Dalla conca, strumento del 1907, dove la liquirizia cuoce lentamente si passa all’estrusore e, quindi, alla taglierina, che somiglia ad una moviola cinematografica. Si conclude con l’essiccazione, la separazione dei prodotti e la lucidatura che avviene secondo un metodo antichissimo: con il vapore (Comunicato stampa).

PUNTATA LINEA VERDE

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