Poste Italiane nel ritenere di non accogliere le giustificazioni della lavoratrice ha ritenuto, non solo licenziarla con effetto immediato in data 04.04.2012, ma denunciarla alla Procura della Repubblica di Rossano per “peculato”, chiedendo e ottenendo successivamente il rinvio a giudizio. Per lei giunge tuttavia un provvedimento di assoluzione del G.U.P. presso il Tribunale di Castrovillari, Letizia Benigno, “perché il fatto non sussiste”, evidenziando con detta sentenza “… come nel caso in esame non vi sia alcuna prova che la R. abbia incassato dagli utenti privati soldi non rinvenuti in cassa …”.
La sentenza del Giudice del Lavoro, ha giudicato negativamente l’iniziativa dell’azienda sul presupposto “… che nessuna prova è stata fornita da Poste Italiane in merito alla sottrazione delle somme da parte della ricorrente”, disponendo la immediata reintegra della lavoratrice nel proprio posto di lavoro oltre al pagamento di un’indennità risarcitoria commisurata all’ultima retribuzione globale di fatto, dal giorno del licenziamento sino a quello dell’effettiva reintegrazione, per un numero di 12 mensilità, oltre al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dal giorno del licenziamento, fino a quello della effettiva reintegrazione, maggiorato degli interessi.
Con la stessa sentenza il Giudice del lavoro ha condannano le Poste Italiane al pagamento in favore della lavoratrice della somma di 25mila euro a titolo di risarcimento del danno biologico riconducibile alla prostrazione conseguente al licenziamento.
Grande soddisfazione è stata espressa dai legali della lavoratrice R.A. “Se Poste Italiane avesse accolto nella fase di audizione le legittime giustificazioni della lavoratrice e le motivazioni rese dal G.U.P. di Castrovillari con la sentenza di assoluzione resa nel mese di novembre 2015 – hanno commentato gli avvocati Antonio Campilongo e Dora Mauro – senza dare per scontato e certo il contenuto della contestazione disciplinare avrebbe potuto evitare il danno patito e liquidato alla lavoratrice per l’ingiusto licenziamento e di esporsi alle gravi conseguenze economiche che sono derivate dal contenzioso come questo che ci occupa”.