Corigliano Rossano – Il 26 settembre del 1004 moriva a Grottaferrata il più illustre santo italo-greco, San Nilo Abate. Nato a Rossano da una famiglia nobile, i Malena, Nicola era il suo nome di battesimo ma, quando si diede alla vita ascetica, lo cambiò in Nilo, rifacendosi a Nilo il Sinaita. Nell’età giovanile si dedicò allo studio del greco, dell’ebraico e del latino, poi si sposò. Dal suo matrimonio nacque una figlia. In quegli anni, partecipò attivamente alla vita politica della città, poi, a un certo punto, spinto da una forte vocazione alla Theotòkos, decise di abbandonare gli agi della quotidianità e di farsi monaco (anacoreta) presso l’Oratorio di San Michele Arcangelo del Mercurion. In seguito, fondò diversi monasteri tra cui il Monastero di Sant’Adriano a San Demetrio Corone. Nella montagna rossanese, conosciuta come Monte Athos, edificò diversi monasteri sia maschili che femminili. L’Oratorio del San Marco fu fortemente voluto dal Santo: si ipotizza che fosse un luogo adibito alla preghiera delle monache che avevano come guida spirituale Santa Teodora, una discepola di San Nilo. Altri discepoli furono San Bartolomeo, primo abate di Grottaferrata, il Beato Giorgio e il Beato Stefano.
Nel 983 a Rossano incontrò l’arcivescovo Blattone che agì come diplomatico per conto degli arabi. Nella sua città, che ospitava, per motivi di sicurezza, la Corte dell’Impero italo-tedesco, incontrò l’imperatrice Teofano, moglie di Ottone II, impegnato nella guerra contro gli arabi-siculi. Conosce il figlio e il nipote di Ottone II, rispettivamente Ottone juniore e Brunone di Carinzia, divenuti poi Ottone III e Papa Gregorio V, che, ancor fanciulli, appresero i rudimenti della lingua greca sotto la guida dell’Arcicancelliere del Regnum Italicum, Giovanni Filàgato, un rossanese, poi Arcivescovo di Piacenza, abate di Nonantola e Antipapa col nome di Giovanni XVI.
Dopo la morte di Aligerno (994), a causa dell’indegna condotta di vita del successore abate Mansone, sorsero dei dissapori tra le due comunità: Nilo con i suoi monaci si trasferì nel monastero di Serperi, presso Gaeta, ove si trattenne per un decennio e dove ricevette la visita dell’imperatore Ottone III.
Unitamente al discepolo Bartolomeo e ad altri fedeli seguaci, si trasferì fuori Roma, sui colli di Tuscolo, dove decise di fondare un monastero dedicato alla Theotocos sui ruderi di una grande villa romana a Grottaferrata. L’abbazia non venne vista compiuta da Nilo, poiché questi morì a Tusculum, al monastero greco di Sant’Agata, l’anno successivo al suo arrivo, il 1004.
Nel centro storico di Rossano, come ogni anno anche quest’anno, le celebrazioni laiche e religiose si sono aperte portando le statue dei santi Nilo e Bartolomeo in Cattedrale, dalla quale il 25 settembre si è snodata una suggestiva rievocazione storica della vita di San Nilo. Il giorno della festa, il 26 settembre, alla presenza dei sacerdoti dell’Arcidiocesi Rossano-Cariati, il Padre Arcivescovo Mons. Giuseppe Satriano ha celebrato la messa in suo onore. Poi le statue dei due santi sono state portate processionalmente per le vie del centro storico. Nella centralissima Piazza Steri, il neosindaco di Corigliano Rossano ha simbolicamente donato le chiavi della città alla statua del santo patrono come segno di affidamento alla sua protezione.
“Senza San Nilo, Giovanni Filagato, San Bartolomeo, l’imperatrice Teofano e Ottone II – afferma Gennaro Mercogliano, storico e saggista – Rossano sarebbe storicamente e spiritualmente più povera, è nostro dovere spronare costantemente i giovani alla conoscenza della storia”.
Antonio La Banca