CORIGLIANO ROSSANO. Uno degli argomenti che ho ascoltato nel dibattito, pubblico e non pubblico, sul tema della Alta Velocità ed in particolare del nodo di Tarsia riguarda il fatto che “ai reggini non conviene” oppure, peggio ancora, “i reggini non vogliono”.
Io sono profondamente convinto che il nodo di Tarsia convenga, invece, anche a Reggio Calabria. Dati alla mano, anzi, tempi alla mano, rispetto al percorso tirrenico (che comunque resterebbe operativo) quello di Tarsia potrebbe pesare sui nodi intermedi massimo 7 minuti in più; in realtà, al capolinea della Città dello Stretto, il ritardo sarebbe praticamente annullato. Si tratta di un parametro totalmente trascurabile.
Cosa si otterrebbe? I treni come tutti gli altri servizi svolgono primariamente un servizio di pubblica utilità, e ci sarebbe da riflettere sulle ragioni per le quali il diritto alla mobilità, universalmente riconosciuto, continua ad essere negato alla popolazione ionica.
Allo stesso tempo, tuttavia, anche le corse dei treni risentono di parametri statistici ed economici legati all’utenza, ovvero a quanto una tratta o una corsa risulti sostenibile. Sulla base di questi parametri, le corse vengono istituite, raddoppiate, potenziate oppure cancellate.
Il nodo di Tarsia consegnerebbe alla AV Salerno-Reggio l’utenza di un terzo della popolazione calabrese, circa 600 mila persone che vivono intorno alla Valle del Crati, tra i centri urbani di Corigliano-Rossano e Cosenza, tra il Pollino e lo Ionio. Gran parte di questa popolazione oggi non è utente dei servizi ferroviari, cioè preferisce usare l’automobile poiché arrivare a Paola significa impiegare circa 90 minuti con qualsiasi mezzo. Un bacino di utenza completamente sommerso e di un pezzo di Calabria che sotto il profilo produttivo, quindi anche in termini di esigenza di mobilità, è tra quelli più competitivi.
Aumentare l’utenza di un servizio significa renderlo più sostenibile e quindi avere la possibilità di più corse e più servizi anche e soprattutto per Reggio Calabria. Possibile che le rappresentanze politiche regionali e di quell’area non se ne rendano conto?
Cosa ci perderebbe, invece, Reggio Calabria o la Calabria tirrenica se venisse realizzato il nodo di Tarsia? Sembrerà strano, ma la risposta è: nulla. La linea tirrenica già servita dai treni freccia resterebbe operativa ed è già satura con la propria utenza, mentre un altro bacino – lo ripeto – è totalmente sommerso. Inoltre se è vero che, come tutte le infrastrutture strategiche, il nodo Praia-Tarsia presenta delle criticità strategiche, è altrettanto vero ed inequivocabile che l’ipotesi tirrenica ne presenta forse di più.
Mi convince e mi terrorizza la tesi che il prof. Martirano, professore ordinario all’Università La Sapienza di Roma, ha pubblicato alcuni giorni fa, che traduco in soldoni: proporre la linea tirrenica equivale a considerare l’idea di non realizzare mai più l’Alta Velocità in Calabria, perché un potenziamento della linea tirrenica avrebbe caratteristiche tecniche diverse ed inferiori rispetto ai parametri di funzionamento della alta velocità canonica.
Continuo a pensare che su questo tema il Ministero competente così come tutte le forze politiche possano e debbano avviare un confronto serio, scevro da ragionamenti politici o da campanilismi miopi.
Del resto, come dico sempre, la stazione di Tarsia per i cittadini di Corigliano-Rossano non sarebbe una stazione “sotto casa”, ma rappresenta invece un nodo strategico e baricentrico.
Resta da realizzare con urgenza, invece, in questa face, la bretella di Thurio che collegherebbe direttamente la città di Corigliano-Rossano e la linea ionica fino a Crotone con le attuali tratte dei treni freccia: una opera strategica sulla quale la Calabria ha già perso troppo tempo.
Flavio Stasi, sindaco di Corigliano-Rossano