Presidio contro il green pass a Corigliano Rossano nella centralissima piazza Salotto di Corigliano. “Trieste chiama, Corigliano Rossano risponde”, è con questo spirito che gli organizzatori hanno dato vita al presidio pacifico in un primo momento concepito presso l’area portuale e poi dirottato in Via Nazionale.
La manifestazione, poco partecipata, ha tuttavia espresso indignazione per le modalità con cui lo Stato gestisce la questione Covid i cui metodi sono vissuti come una coercizione o una imposizione. Le testimonianze sono state tante, alcune ai limiti della denuncia. «Il green pass rappresenta una limitazione delle libertà personali e produce forme di discriminazione inaccettabili», afferma Pamela De Patto (una delle organizzatrici della manifestazione), totalmente contraria ai provvedimenti assunti dal Governo nazionale. Uno dei manifestanti racconta l’esperienza difficile che vive con il figlio di 28 anni, il quale lavora in una officina meccanica e manifesta un netto rifiuto al vaccino. «È chiuso in casa, isolato, impossibilitato a tutto». In altre testimonianze si lamentano elementi di stridente contraddizione in materia di controlli, così come riferisce una bracciante agricola secondo la quale durante le attività di lavoro s’impongono tutti gli accorgimenti di prevenzione poi nella «mensa stiamo tutti gomito a gomito». Una donna, 50enne, parla di «ricatto morale da parte sia dello Stato sia dei datori di lavoro. Mi sono vaccinata per ricatto, non l’ho fatto per una mia libera scelta». Una madre, non vaccinata per motivi di salute (tumore e teme complicanze), denuncia le «gravi limitazioni a cui è sottoposta»: «Nei giorni scorsi mia figlia si è fatta male a scuola non sono potuta entrare perché mi è stato impedito. Mio marito è stato costretto a vaccinarsi altrimenti perdeva il lavoro. Ora basta, siamo un popolo libero, solo in Italia esistono queste imposizioni». Sul posto carabinieri e polizia. Un prossimo presidio si terrà nei prossimi giorni nell’area urbana di Rossano.