Il forzista non ha riscontrato l’esistenza di un regime particolarmente restrittivo riservato a Battisti e parla di una struttura penitenziaria, quella rossanese, funzionale seppure non di straordinaria bellezza dal punto di vista architettonico. «L’ammissione del suo errore – continua il critico d’arte- potrebbe essere una via d’uscita non dal carcere, ma da una generale condanna che gli italiani hanno stabilito nei suoi confronti e che lo rende un obiettivo sensibile di odio e di rabbia. Sapevo di incontrare un assassino che mi ha insistentemente interrogato e confessato di avere sbagliato e di avere vissuto una vita in cui c’erano delle convinzioni che oggi sono lontanissime dall’attualità».