L’urbanistica è la scienza che si occupa dell’analisi e del controllo delle dinamiche che si verificano su un territorio, finalizzata a migliorarne le condizioni di utilizzo umano ed allo sfruttamento ottimale delle sue risorse.Questo tipo di studio, o scienza che dir si voglia in questo paese è completamente sparito da tutte le istanze di dibattito politico, amministrativo, economico, commerciale, culturale, insomma per farla breve si può tranquillamente dire: cercasi l’urbanistica disperatamente!
Questa assenza è talmente fragorosa e consolidata a tal punto che le giovani generazioni, e sono fortemente convinto di quello che vado asserendo, non hanno nemmeno l’idea di cosa si tratti, essendo completamente all’oscuro di quale importante strumento di programmazione e disegno per il loro futuro stiano perdendo, rinunciando purtroppo, a loro insaputa, al sacrosanto diritto di costruirsi una idea per quanto fantastica ed utopistica della loro”città futura“.
Sono passati i tempi in cui a Corigliano ogni giorno si apriva un dibattito su come, su cosa, su dove si doveva costruire e dove no, dove si poteva prevedere spazi pubblici, servizi, strade, insomma si parlava e si discuteva di speculazione di gestione del territorio, tenendo vivo il dibattito sul nostro ambiente, con tutti i limiti in positivo e negativo che tutto ciò metteva in campo! Ma una cosa però si faceva, si teneva vivo l’interesse sulla e per la città o paese che dir si voglia.
Oggi tutte le luci su quel palcoscenico si sono spente, il discorso è finito, non si discute più di nulla, come se l’urbanistica non esistesse più, e la crescita o la decrescita della città non interessasse più nessuno!
Quale errore macroscopico, quale stupida, ottusa miopia! Come si può pensare che non affrontando un problema il problema non esista più!
In realtà abbiamo soltanto smesso di analizzare le dinamiche e perso quindi la capacità di tenerle sotto controllo e governarle, ma quelle dinamiche esistono sono vive e vegete e sono attive sul territorio, sono le dinamiche dettate dalla rendita fondiaria, dalla speculazione che ne deriva in parole più semplici si continua a consumare il territorio nell’interesse di questa o quella parte sociale, semplicemente però non ne abbiamo più la percezione, nè come classe politica, nè come classe intellettuale e tecnica e nemmeno, senti, senti come classe imprenditoriale!
Il territorio lo stanno divorando all’insaputa di chi se lo sta divorando, sembra un ossimoro ma è proprio così.
Senza l’applicazione di una teoria urbanistica le dinamiche di utilizzo territoriali sono lasciate allo stato brado, e siamo tornati all’età della pietra a prima del 1942 della legge fondamentale dell’urbanistica.
Qualcuno addirittura crede di fare urbanistica applicando standard, parametri, distanze e calibrando micron di sentenze del Consiglio di Stato mentre intorno tutto il territorio viene snaturato e violentato, perdendo e rinunciando per sempre alla potenzialità di uno sviluppo pianificato, pensato e sopratutto partecipato dai cittadini.
Non si pianifica, non si progetta il futuro, non si dibatte sul cosa ci aspetterà domani e l’apoteosi si raggiunge con uno strumento urbanistico in fieri chiamato PSA che i cittadini, destinatari di questo Piano, che altro non è che una legge disegnata, sono completamente all’oscuro di quando e come essa si abbatterà sul loro futuro territoriale e sulla loro “città futura”, questa città futura chi la conosce? chi l’ha pensata per noi? chi se l’è disegnata a sua immagine? Eppure la partecipazione doveva esserne proprio il caposaldo.
Nell’attesa di Godot cosa succede nella dura realtà, bhè nella realtà intanto consumiamo e ci mangiamo il territorio, come, in che modo?
Disseminando tutto il territorio agricolo comunale, letteralmente “tutto” di edifici destinati a “residenze agricole”.
In realtà si tratta di un modo subdolo per contrabbandare letteralmente la costruzione di ville, villini, villone , con uno strumento perverso che si chiama “coacervo delle aree”.
Si impegnano aree agricole in varie zone del territorio per costituire “un’azienda agricola”, e su un’area di questi appezzamenti, magari in una zona che urbanisticamente di agricolo ha solo l’indice e in realtà con buona appetibilità residenziale, lì si realizza la residenza agricola, in realtà una gran bella villa!
Niente di illegale intendiamoci, ma in realtà si tratta del peggior sistema per snaturare e fare scempio del territorio e del suo futuro sotto tutti i punti di vista, non ultimo l’impossibilità di potere domani programmare infrastrutture di una certa importanza o semplicemente basta pensare alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria (fognature, strade, servizi e sottoservizi) in un territorio disseminato interamente di abitazioni, degradando l’intero comune ad un distesa interminabile di “case sparse”.
Una scelta scellerata per il futuro di questo paese e di questo territorio, si pensi solo al degrado idrogeologico che ne deriva, utilizzando indiscriminatamente tutte le aree senza tener conto di una caratterizzazione ed indicazione di vocazione di utilizzo e geologico generale.
Cosa fare quindi? Come reagire a questa lenta eutanasia dell’ambito agrario e generale?
Una cosa si può fare subito, e faccio appello al Consiglio Comunale di Corigliano, all’Amministrazione ed al Sindaco stesso in prima persona:
non si rilascino più concessioni di residenze agricole sul nostro territorio con il sistema del coacervo, apportando le opportune modifiche ai regolamenti vigenti!
Tuttavia se non si vuole impegnarsi fino a tanto si può attuare una norma semplicissima, che salva l’anima e rispetta anche la norma, visto che questo sta nella discrezionalità della responsabilità dell’ufficio urbanistico, gli si dia la direttiva politico-amministrativa di rilasciare permessi a costruire di residenze con coacervo della aree, solo sulle aree di maggior consistenza dell’azienda!
Credo che il consiglio comunale si possa far carico di pretendere questa piccolissima direttiva che pur salvaguardando le aziende agricole serie che effettivamente richiedono servizi per la loro attività, contemporaneamente mette un freno definitivo a questo sconcio inaccettabile! Certo qualcuno può dire: chiudere la stalla… ma qualche bue è ancora dentro e forse si fa in tempo a non farlo scappare!