Inutile tornare sulle cause e le responsabilità di questa vergognosa vicenda: decenni di mediocrità della classe politica hanno fatto modo che l’acqua, dalle nostre parti, piuttosto di essere raccolta a monte, venga raccolta a valle e rilanciata – molto costosamente – verso l’altro attraverso una condotta del dopo guerra.
Evidentemente era più importante rifare i marciapiedi che la condotta idrica.
Ma aldilà di questo, giacché si tratta di oscenità acclarate che hanno precisi responsabili politici, ritengo sia necessario che il settore Lavori Pubblici del Comune di Corigliano-Rossano rifletta sull’esigenza di rifare urgentemente almeno i tratti critici della condotta che porta l’acqua al centro storico. Lo ritengo indispensabile ed improrogabile, trattandosi ormai di una condotta colabrodo, che è quindi destinata inesorabilmente a rompersi ancora, e ancora. Se si dovesse fare una questione di costi, basta chiedersi quali sono i costi diretti per il Comune ogni qual volta si verifica una crisi di questo tipo per comprendere che si tratterebbe di un investimento di sicura rendita.
Per quanto riguarda la gestione dell’emergenza, ritengo che non sia accettabile continuare a gestire la distribuzione dell’acqua con automezzi con tanta approssimazione o secondo un sistema “chi prima chiama, ha l’acqua”: si tratta di un metodo inaudito, suscettibile di influenze esterne, e che rende chi si occupa di questo servizio bersaglio dell’indignazione (legittima) della gente.
Avevo già chiesto alla vecchia amministrazione del comune di Rossano, ed ora chiedo per la seconda volta all’amministrazione commissariale di Corigliano-Rossano, di realizzare un piano di gestione dell’emergenza e distribuzione dell’acqua che scatti ogni qual volta dovesse verificarsi una crisi. Un piano di distribuzione pubblico, in maniera che tutti sappiano in ogni fase chi riceve l’acqua, con quale mezzo e perché, secondo criteri di priorità. Questo non si è mai voluto fare in passato perché, eliminando la discrezionalità, avrebbe impedito all’amico di turno di spacciare il diritto di avere l’acqua per un favore. Il commissario perché non lo fa?
Resto poi basito di fronte alla mancata richiesta di supporto della protezione civile già dopo le 48 ore di crisi idrica: stiamo parlando di acqua, non di vino, e ritengo che 48 ore di rubinetti secchi rappresentano il principio di una crisi importante anche sanitaria. Purtroppo si tratta dell’ennesima cantonata di una gestione commissariale che riproduce il proprio disastro quotidianamente ed in ogni settore.
Resta l’esigenza di un grande piano di manutenzione straordinaria dell’intera città, attraversata da Apolinnara a Toscano da crisi di servizi e decoro di ogni tipo, da finanziare con fondi europei già a a disposizione delle amministrazioni (sia per la rete idrica che per il dissesto idrogeologico). Un piano che riorganizzi i servizi e che scardini anche quei profondi e calcificati sistemi speculativi che hanno trasformato i diritti della comunità in proficui affari prosciugando – fra le altre cose – le casse comunali
(fonte: comunicato stampa)