La notte del Santo Natale, del 1223, il poverello di Assisi manifesta, mosso da grande passione per il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, il desiderio di rendere visibile la bellezza della nascita di Cristo Gesù: il primo presepe della storia a Greccio che diventa una nuova Betlemme!
Sono trascorsi ormai 800 anni da quel momento carico di tanta tenerezza e, ancora oggi, numerose sono le iniziative che ricordano al cuore dell’uomo il grande annuncio dell’Amore di Dio che avvolge la storia intera. In questi giorni tante sono le parrocchie che si adoperano per realizzare Presepi viventi e certamente, lo spero, anche nelle nostre case è stato allestito uno spazio sacro dove porre la Natività.
Tutto questo è molto bello ma, il più delle volte, ci accorgiamo che il rischio sia quello che tutto ciò diventi solo una vetrina da ammirare, magari anche preparata con cura e creatività, ma senza lasciarsi coinvolgere in un cammino di fede sempre più profondo, compreso come un susseguirsi di spinte ulteriori verso l’incontro con il Signore Gesù. La tentazione che si accovaccia dietro la nostra vita da cristiani è quella di giungere a celebrare il Natale del “Bambino di Betlemme” senza la presenza di Cristo Gesù: quel Bambino a volte sembra non essere mai nato, distante dai nostri Presepi, assente dal modo in cui viviamo le nostre relazioni, sconosciuto alla nostra fede. Eppure in quella Notte Santa, che sembra tutta un sussulto di gioia, una Stella splendida si è incastonata nel cielo dell’umanità per irradiare la luce della Pace e della salvezza, per proclamare, una volta per tutte, la presenza amorevole di un Dio che sceglie di celebrare uno sposalizio con la nostra carne, con la mia umanità, e “lo ha fatto perché mi considerava talmente importante da rendermi immortale, nascendo Lui come un mortale per me” (cfr. Sant’Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni).
Ma nonostante la Vita si è manifestata come Luce e Verità ponendo la sua Tenda tra la fragilità della condizione umana per aprire i cuori alla pienezza della gioia, le tenebre l’hanno rifiutata preferendo scegliere la menzogna che acceca gli occhi e distorce la comprensione della propria storia e dell’altro con le categorie dell’odio e della vendetta.
Si, queste tenebre sono in noi e a volte si rendono visibili in maniera così evidente se non si è capaci di ritornare a contemplare, con lo stupore dei cercatori dell’infinito, il mistero della Parola eterna dell’Amore del Padre che si dona e ci raggiunge nella nostra carne!
Sembra che queste tenebre vogliano prendere il sopravvento ancora oggi pugnalando nel profondo la speranza propria del Natale:
– le guerre che stanno mietendo morti in tutto il mondo, creando logiche di terrore che impoveriscono sempre di più i più poveri, vorrebbero creare l’abbaglio di una Pace non possibile;
– le vicende di sopraffazione e di predominio che portano alla violenza sulle donne, sui bambini, sui giovani disabili, sui migranti e sui più poveri della società, sembrano gridare con forza che non sia più realizzabile una società dove possa regnare il rispetto della dignità e della libertà dell’uomo;
– la continua affermazione dei circoli massonici e delle pratiche ‘ndraghetiste con la prepotenza, cercando di farsi spazio nella società con azioni brutali e di coercizione, (continuano infatti ancora sul nostro territorio i numerosi incendi di automezzi e lo spaccio di droga nelle nostre piazze) vorrebbero convincerci che la battaglia per la legalità e la giustizia sia inutile;
– la crisi lavorativa vissuta da giovani e famiglie, lo sfruttamento della persona che si trova a dover far fronte ai tanti disagi a causa dei mancati diritti e di un salario dignitoso, si presentano come condizioni che vorrebbero diffondere un senso di sfiducia collettiva spegnendo la speranza e la gioia di vivere;
– tutte quelle situazioni nelle quali si rende visibile l’odio nei confronti dell’altro in termini di indifferenza, arroganza e disprezzo, e che, spesso, si presentano nelle relazioni tra presbiteri, religiosi e operatori pastorali vissute non sempre con sentimenti di accoglienza e cura reciproca, vorrebbero scoraggiarci nella costruzione della comunione fraterna anestetizzando il desiderio del perdono tra di noi e dell’amore per il “nemico”.
Caro fratello, cara sorella, non lasciare che il Presepe del tuo cuore quest’anno sia senza il Bambino di Betlemme: non lasciarti vincere dalle tenebre perché la Stella splendente di Cristo si è accesa nel cielo per illuminare qualsiasi buio in cui l’uomo si trova immerso.
Celebra il Natale dando valore alla tua famiglia, ad ogni momento di festa e ringrazia per il dono dei tuoi cari che già contemplano l’Eterno Amore; non dimenticarti del tuo cammino di fede ma approfitta ancora una volta del tempo che ti è donato per custodire la presenza divina che ti abita attraverso la partecipazione ai Sacramenti e all’ascolto attento della Parola; rivolgi il tuo sguardo verso chi ti circonda e rinasci continuamente nella luce dello spirito natalizio che ti consegna come via maestra la strada della piccolezza e dell’umiltà di Dio affinché tu possa camminare ogni giorno della tua esistenza così come Cristo ha camminato.
Auguri e che sia Un Natale che possa rivoluzionarti nel profondo!
+ don Maurizio