Lo dico da tempo, da ben prima che iniziasse questa campagna elettorale arrivata ormai agli ultimi giri di giostra. Il dramma che avvolge l’area dell’Arco Jonico, che ne inibisce ogni possibilità di emancipazione, che ha generato e continua a generare un circolo vizioso dove ad arrancare sono i servizi tutti, ha una matrice comune: il vassallaggio politico ai centralismi.
Riduttivo che gli schieramenti storici, per il tramite dei loro esponenti candidati nel collegio uninominale Camera Co-Ro-Kr, abbiano ridotto il dibattito a rabberciati progetti riguardanti la mobilità, distorta e parziale visione del dramma sanitario, miope e limitata pianificazione turistica. In definitiva le segreterie politiche e le loro scelte non sono riuscite a declinare la benché minima percezione spazio-temporale di un territorio.
Eppure lo Stato ci aveva dato una grossa mano disegnando i nuovi perimetri elettorali. Tuttavia, ancora oggi, la politica non ha compreso cosa sia il significato di un rinnovato alveo territoriale, continuando a gestire (o non gestire) un territorio senza considerare gli equilibri che potrebbero cambiarne il paradigma in maniera armoniosa e coerente. Scrissi la prima nota sul tema della nuova geografia elettorale all’indomani della riforma che aveva ridotto il numero dei rappresentanti territoriali in Parlamento. Alla prima ne seguirono tante altre. Avevo invitato la politica tutta ad organizzarsi per tempo, suggerendo di analizzare i punti di sintesi ed esprimendo Candidature che potessero inverare la conoscenza dell’ambito nel quale proposte all’elettorato. Eppure, la politica, ha dimostrato grossi limiti percettivi. I candidati messi in campo hanno palesato, nel migliore dei casi, una conoscenza parziale, piuttosto che il totale disconoscimento delle problematiche che affliggono il territorio della Sibaritide e del Crotonese.
Questa avrebbe dovuto essere (e parlo dell’Arco Jonico) la campagna elettorale della consapevolezza. Il ring nel quale comprendere che gli avversari non giocano a nascondino fra la Sibaritide ed il Crotonese, ma da altre realtà tirano i fili generando il ritardo che tutta l’ambito del nord est calabrese sconta sotto ogni punto di vista. Non ha senso alcuno scommettere su un simbolo progettuale, tra l’altro senza averne contezza, perdendo di vista la visione più ampia. Ho letto candidati locali trattare tematiche nazionali per l’assoluto imbarazzo a discutere delle problematiche locali. Ho visto interventi nei quali si descrive la personalità del candidato quasi come se questi dovesse preparare un provino per partecipare ad un reality televisivo. Ho percepito l’imbarazzo di candidati nella sostanziale inadeguatezza politica e contenutistica.
Eppure andava soltanto realizzata una campagna elettorale partendo dal tema della coesione territoriale nella consapevolezza che tale territorio, il nuovo collegio di Corigliano-Rossano e Crotone, è quello con cui bisognerà fare i conti per sempre. Nulla di tutto ciò. Frasi vuote e pensieri sconnessi figli dell’approssimazione, dell’impreparazione politica e del sostanziale distacco dalla realtà. Prima di riempire di idee e contenuti il nuovo alveo elettorale, bisognava identificare cosa storicamente ne aveva caratterizzato il ritardo. Fatto ciò, compreso il problema originario, sarebbe stato semplice trovare la ricetta per combattere il ritardo accumulato. Solo così la disperazione di un territorio reso landa desolata da anni di asservimento alle geometrie del centralismo avrebbe lasciato il passo alla consapevolezza, riportando speranza e immaginando un futuro migliore.
Credo, nel mio piccolo, di aver chiarito, ancora una volta, che non potrà esistere mai miglioria alcuna se non ci sarà un’autonomia politica per l’area dell’Arco Jonico. Un’autonomia che riporti al centro la vertenza Crotoniate e Sibarita avviando processi di parificazione e pari dignità territoriale rispetto agli altri ambiti calabresi. Non già per essere contro qualcosa o qualcuno, ma per contribuire a realizzare un Sistema Calabria non fatto da aree di figli ed aree di figliastri. Un sistema nel quale ogni ambito omogeneo possa concorrere, per sua parte, a realizzare il mosaico sistemico regionale. Per fare ciò è necessario partire dalla consapevolezza che le aree vanno aggregate per interessi comuni e non già per cartelli elettorali.
Con ogni probabilità, quanto detto, sarà ancor più chiaro dal 26 settembre, quando la politica, i partiti ed i cittadini dell’Arco Jonico inizieranno a percepisce che il loro territorio non è più il semplicistico concetto di Sibaritide o Crotonese, ma un importante ambito demografico e territoriale di oltre 400mila abitanti. Quest’ultimo, necessariamente, dovrà far sentire la sua voce. Una voce sola, sintesi di diverse voci. Una visione affine e comune che si sforzi di guardare nella stessa direzione: la direzione della baia. Perché, sia chiaro, è nel concetto di baia jonica che giace ogni possibilità di rinascita territoriale, non in una parte di essa. L’agognata emancipazione dell’Arco Jonico potrà avverarsi nel momento in cui si restituirà al territorio il ruolo di naturale baricentro degli equilibri politici nel più ampio contesto del Mediterraneo. Quello che ci aveva concesso la storia e che le distorte politiche asservite al centralismo ci hanno tolto da tanto, troppo tempo.
Ripartiamo dalla storia e ricostruiamo il nostro futuro.
Domenico Mazza – indipendente
Candidato Collegio Camera uninominale CO-RO-KR per la federazione Azione-Italia Viva.