La data c’è, ora manca l’ultimo dettaglio: la candidata o il candidato. Proprio oggi il presidente della Camera, Roberto Fico, ha sciolto le riserve sulla data dell’inizio delle votazioni per l’elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica. il Parlamento in seduta comune è stato convocato per lunedì 24 gennaio alle ore 15 per la prima votazione di un Presidente al tempo del covid. Ed in effetti anche in questo caso si studiano le misure per rendere il più agevole possibile recarsi alle urne. Non a caso è stata già disposta la chiusura del Transatlantico – il corridoio che conduce all’ingresso della Camera – mentre è prevista la chiamata dei grandi elettori per fasce orarie.
Chi sono i grandi elettori
A proposito di grandi elettori, i numeri di questa votazione sono imponenti, perché in questa categoria rientrano i 1007 votanti: ai 629 deputati e 320 senatori della XVIII legislatura si aggiungono per comporre il plenum dell’assemblea 58 delegati locali.
Il centrodestra potrà contare su 450 grandi elettori: 197 sono della Lega (va ricordato che il seggio del senatore Paolo Saviane, deceduto, è stato assegnato all’assessore regionale alle Politiche sociali, la reggina Tilde Minasi, che non ha sciolto ancora ufficialmente la propria incompatibilità), 127 di Fi, 58 di Fdi, 31 di Coraggio Italia-Cambiamo-Idea, 5 di Noi con l’Italia, ai quali si aggiungono i 33 delegati regionali.
Il centrosinistra conta invece su 420 voti se si esclude Italia Viva che con i suoi 43 parlamentari discute con tutti ponendosi come ago della bilancia nelle trattative estenuanti di questi giorni). Il Pd conta 133 grandi elettori, il M5s ne ha 233, Leu 18, Azione-+Europa 5, Centro democratico di Bruno Tabacci ha 6 deputati. A questo blocco si aggiungono i 25 delegati regionali, più Gianclaudio Bressa, iscritto al gruppo per le Autonomie ma eletto con il Pd.
Per questa elezione sei sono invece i senatori a vita: Giorgio Napolitano, Mario Monti, Liliana Segre, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia.
A chiudere la lista dei grandi elettori ci sono le fila del gruppo misto alla Camera e al Senato che in questi anni si sono ingrossati tra cambi di casacca e abbandoni della casa madre. Il gruppo più nutrito è quello de “L’Alternativa c’è” che per le votazioni del Quirinale ha 19 grandi elettori, Azione-+Europa-Radicali (5), Centro Democratico (6 deputati), Maie (3 deputati, 3 senatori), FacciamoEco (3 deputati), Nci (5 deputati). Nel “Misto” al Senato c’è LeU (6) e tanti fuoriusciti M5s (24 alla Camera che risultano non iscritti a nessuna componente insieme all’ex Leu Michela Rostan mentre a Palazzo Madama sono nel misto 15 ex M5s, i 3 ex 5s ora Italexit e 1 ex 5s ora Potere al Popolo)
La delegazione regionale Calabrese
A proposito di Grandi elettori, va ricordato che in ogni Regione saranno scelti due esponenti per la maggioranza e uno per la minoranza, tranne in Valle d’Aosta dove ne sarà scelto soltanto uno. I delegati regionali non sono ancora stati eletti in nessuna Regione ma, stando a chi ha vinto le elezioni regionali, dovrebbero essere 33 al centrodestra e 25 al centrosinistra.
Anche in Calabria – ormai da almeno due rinnovi del Colle – si segue la prassi consolidata che vuole la delegazione formata da due esponenti di maggioranza e uno di opposizione. E se per la maggioranza i giochi sembrano già fatti, qualche fibrillazione si potrebbe registrare nelle opposizioni.
Per il centrodestra si registrerà un ritorno al passato nelle aule parlamentari del presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto, che con ogni probabilità sarà accompagnato in questa “avventura” dal primo inquilino di Palazzo Campanella, il leghista Filippo Mancuso. Su questi due nomi non sembra ci siano possibilità di manovra. Far parte della delegazione per l’elezione del Presidente della Repubblica è comunque un ruolo prestigioso che come detto sarà affidato alle massime cariche in ambito regionale.
L’opposizione sembra non abbia ancora affrontato il tema. Anche qui si segue la prassi, che vorrebbe in delegazione o il capo dell’opposizione o il capogruppo del partito più rappresentativo in Consiglio. Gli indizi portano dritti a due nomi: Amalia Bruni o Nicola Irto. Diciamo subito che non è una competizione solo tra di loro. Il centrosinistra si è già dato appuntamento a lunedì prossimo, 10 gennaio, per trovare una linea comune. Anche perché i 5 Stelle vorrebbero essere della partita. A livello locale non è arrivata nessuna pressione, ma al tavolo nazionale del centrosinistra i pentastellati hanno rivendicato almeno una presenza nella delegazione di una delle tre Regioni (Sicilia, Campania e Calabria) in cui sono opposizione. Un motivo in più per incontrarsi e scegliere una linea chiara e netta in vista del Consiglio regionale di giovedì 13 gennaio con all’ordine del giorno l’unico punto inerente per l’appunto “Elezione dei tre delegati per l’elezione del Presidente della Repubblica (art. 83 della Costituzione)”.
Il Polo civico… osserva
Difficile pensare che in questo ambito il Polo civico di de Magistris possa avere voce in capitolo. Ciò che però non va giù a Ferdinando Laghi e Antonio Lo Schiavo è il fatto che il centrosinistra “se la canta e se la suona”. Un atteggiamento rispedito al mittente più di una volta, e che ha rischiato di incrinare irreversibilmente i già flebili rapporti con il centrosinistra quando si è votato per la presidenza della Commissione speciale di vigilanza. Un atteggiamento, fanno notare dal Polo civico, che può avere un riverbero anche sui tentativi di abboccamento messi in atto fin qui a Catanzaro, dove fra non molto si rinnoverà il Consiglio comunale.
Antonio Lo Schiavo non è certo uno che le manda a dire e, dopo aver costatato la netta chiusura del centrosinistra rispetto alle postazioni di garanzia del Consiglio, ritiene molto improbabile che su questa partita ci possa essere un’apertura. «Purtroppo devo segnalare nuovamente che ancora una volta manca un coordinamento unitario delle opposizioni quando – rimarca il notaio vibonese – si devono scegliere figure che rappresentano l’opposizione. Manca la volontà di voler superare gli ostacoli fin qui incontrati».
Ma non solo, perché Lo Schiavo la questione la vuole affrontare di petto: «Spero che con la leadership di Irto anche nel Partito democratico, possa ridisegnarsi la strategia del coordinamento delle opposizioni». Se non è una bocciatura questa per Amalia Bruni, poco ci manca. ( fonte lacnews24.it – Claudio Labate)