La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nel gennaio 2018 aveva affrontato timidamente il problema. Poi il silenzio. Un silenzio quasi assordante da parte delle istituzioni che devono tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini. Eh sì, perché sono sempre i cittadini a pagare: nell’immediato perché costretti a respirare i pericolosi miasmi di tonnellate di rifiuti andati in fumo che rendono l’aria irrespirabile e nociva da inalare, e poi perché la silenziosa sparizione di impianti di selezione traccerà presto vie di gestione dei rifiuti che renderanno impossibile fare a meno di discariche ed inceneritori. Gli incendi colpiscono infatti prevalentemente gli impianti di conferimento e ne rendono impossibile l’attività di recupero, con la conseguenza di rendere sempre più difficoltosa, quando non più possibile, la raccolta differenziata dei rifiuti.
Non la creazione di una task force, come tra l’altro suggeriva il Dott. Giancarlo Caselli, ex procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale prima di Palermo poi di Torino, in una intervista di qualche mese fa, che analizzi il fenomeno nel suo complesso per cercare di trovare il capo di un probabile filo conduttore. Non una intensa e dedicata attività di analisi che possa individuare una possibile regia dietro questo fenomeno ormai di enorme portata e suggerire una strategia di contrasto adeguata. Nulla, solo silenzio. E fumo nero che oscura il cielo e allontana sempre di più la possibilità di vedere allinearsi l’Italia alle direttive europee sulla gestione dei rifiuti.
E prima o poi ci sarà la necessità di intervenire con la bonifica di quei siti abbandonati, allontanando ciò che resta di plastiche e rifiuti di ogni sorta carbonizzati, con tutte le complicazioni (e gli affari) che ne conseguiranno (Comunicato stampa).