Il tratto da Rocca Imperiale a Sibari è uno di quelli più complicati dello Jonio calabrese: perché tutta la collina e la pre montagna pollinica ad est è fatta di terreni leggeri assestati come flysch: immaginate un groviglio di serpenti in cui ci sono dieci serpenti uno sopra l’altro: ecco il flysch è un’accozzaglia di argille, sabbie, marne e conglomerati (permettete la battuta dei serpenti) uniti insieme in modo caotico: ci sono punti dove il terreno è inclinato a 80 ° e a dieci centimetri si inclina a 0° . Questo significa che sono impostati insieme aree montane sottoposte a violenti sollevamenti con aree di mare profondo. Le argille vengono dal mare profondo, mentre altri terreni vengono dalla montagna sollevata dai terremoti e dalle spinte tettoniche. Questo strano accoppiamento è dovuto ad episodi geologici molto diversi che nel tempo si sono succeduti. Volete capire in modo semplice? Mettete in un bicchiere d’acqua sabbia, pietre e argilla e mescolate: ecco il risultato è un flysch. Naturalmente i terreni , dati i millenni sui quali ha agito la forza di gravità, si sono in qualche maniera consolidati, ma il problema è un altro: sono terreni che si sbriciolano facilmente: se le acque non sono ben controllate i versanti franano che è una bellezza! Pensate che sul lato est del Pollino secondo i sondaggi ci sono perdite di gas, ma anche rocce che hanno un’acidità con un discreto tasso di corrosione del cemento armato. Quando ci sono lavori di scavo se si usano strumenti elettrici ci sono rischi di esplosione e vanno prese adeguate precauzioni. In sostanza: terreni leggeri, friabili, assemblati insieme in modo caotico Citazione di un geografo: “..Terreni terziari composti da marne, da flysch e soprattutto da argille in stato di pessimo dissesto causato dalle pessime condizioni idrauliche che hanno portato ad una grande diffusione di erosione e frane” da La casa rurale in Calabria pp.269 Firenze 1987
Tracciato della ss. 106 ANAS : L’ECOSISTEMA E IL PAESAGGIO solo una pianta assai rustica, una rarità, per la Calabria, si è adattata: il Pino d’Aleppo( Pinus Halepensis) , albero raro, unico caso in Calabria. Quando si fanno interventi per infrastrutture si tagliano alberi, quindi si deve in qualche modo riparare il danno fatto alla natura. Qui l’Anas per compensare il taglio di pini d’aleppo per le gallerie ha pensato di mettere davanti ad ogni galleria una fila di pini .Ridicolo. Il Pino d’Aleppo a lato della strada deve essere ripiantato a bosco non a filare a mo’di cimitero come ho visto in certe foto dell’Anas!! iL paesaggio che viene considerato in una lunga serie di elaborati consiste in sostanza di questi elementi: terreni diciamo di diversa qualità e impostatati in modo strano e caotico. Bosco di pino d’aleppo, case rurali semplici, fiumare a letti ampi con spesso massi e molti ciottoli grossi. Nell’insieme si ha l’impressione di un paesaggio rurale dove la natura da tempo ha preso il sopravvento. Ci sono colture estensive ( quindi poco produttive nell’interno) pochi pascoli sotto i boschi, ci sono diverse aziende agricole e rimangono alcune case rurali tradizionali. Agricoltura povera e scarsa. Solo sulla costa la natura sembra cedere alle azioni dell’uomo, ma ci sono le fiumare che quando vogliono rimettono la natura al comando. In ogni caso la produttività del suolo è buona solo in pianura, dove in ristretti spazi si concentrano agricoltura, strade, ferrovie e paesi.
TRACCIATO DI PIANURA CHE RADDOPPIA L’ATTUALE 106 : VANTAGGI E RISCHI DI DISASTRO AMBIENTALE, interferenza con gli abitati- confronto dei costi
Proviamo ad analizzare l’ipotesi fatta da comitati e cittadini di raddoppiare in pianura l’attuale tracciato SS. 106. Vantaggio i costi diminuiscono quasi della metà . Passiamo da meno di un milione di euro a 4-500 mila euro. C’è un piccolo problema: le acque scorrono in modo caotico, la sabbia sulla spiaggia è poca, ci sono solo pietre, a parte la finissima sabbia del Crati: cosa significa: la capacità di erosione del suolo da parte dei torrenti e delle acque è molto elevata. In pratica, i corsi d’acqua sono brevi e molto inclinati le rocce non hanno il tempo per sbriciolarsi finemente e davanti al mare prevalgono sassi, i ciottoli. Ci sono diverse conoidi alluvionali, cioè depositi alluvionali a forma di cono dove le le fiumare si aprono alla pianura, grosso modo dove finisce il tracciato collinare delle acque. Se davanti ad un’alluvione che trasporta grandi quantità di ciottoli e massi ci metti una sbarra succede un disastro. Ce ne sono già due di sbarramenti che il PAI, piano di assetto idrogeologico segnala: e sono ferrovia e 106. Ci aggiungiamo un’altra diga? Con le altre due corsie dell’autostrada o superstrada? Se ci sono case vicine il rischio diventa da R3( elevato) con danni gravi e feriti a R4 ( molto elevato) con morti quasi sicuri , credo, e comunque gravissimi danni alle infrastrutture, con dispendi economici per la riparazione molto impegnativi. Mettere l’altra corsia troppo vicino al mare significa interferire coi paesi. Ecco alcuni motivi che spingono l’ANAS ad un tracciato in collina , la speculazione potrà anche esserci, ma i problemi ambientali nella zona sono molto seri. Perché l’Anas ha optato per il tracciato a quota più elevata? E’ corretto il ragionamento o ci sono elementi speculativi( fare gallerie comporta sborsi di risorse maggiori). Secondo me andarsene in alto dove non ci sono paesi e case consente all’Anas maggiore libertà di azione, questo è vero, ma i costi aumentano. Il tracciato in pianura diventa praticabile se si diminuisce drasticamente il rischio di disastro in caso di alluvione. La velocità dell’acqua( per la pendenza dei versanti) e il trasporto di materiali diventano pericolosissimi.
SI POSSONO DIMINUIRE I RISCHI NEL TRACCIATO COSTIERO DI RADDOPPIO?
Se la tecnica crea delle soluzioni giuste, allora il discorso può essere considerato. Ripensiamo il tracciato, saremmo al fotofinish, perché l’Anas al momento ha già deciso per il tracciato in collina , anche se qualche variante in corso d’opera si potrebbe comunque fare. Al punto in cui siamo solo un intervento del governo per riaprire la Valutazione di impatto ambientale e proporre una soluzione nuova è possibile. In quanti anni? Problema, ce ne sono voluti 20 per il progetto completo, altri dieci anni? Non per questo bisogna scegliere la soluzione peggiore per il territorio: L’Anas, ci deve dire semplicemente se raddoppiando il tracciato esistente c’è un modo per evitare i rischi gravi in caso di alluvione. Io, da profano, penso a queste ipotesi di soluzione del problema:
- nei pressi dei torrenti muovere il tracciato su piloni oltre il letto in modo da lasciare sfogo alle acque anche in caso di inondazione
- Costruire tutto il tratto costiero su piloni in modo da interferire il meno possibile sia con le acque che col territorio che con gli abitati( i costi aumentano)
- costruire casse di sfogo dei torrenti, che consistono in ampie zone ai lati del torrente dove quando c’è alluvione le acque defluiscono lentamente ed evitano danni gravi. Però ci sono colture , bisogna vedere se è praticabile. Ci vogliono studi.
- Ipotesi che rafforza e sostiene sia la soluzione a che quella b: investire bene sulla sicurezza dei letti , ma soprattutto dei versanti delle fiumare, in modo da evitare che i terreni molto leggeri si sbriciolino e finiscano a valle in ammassi caotici e pericolosissimi.
PREVENZIONE IDROGEOLOGICA: IL VERO INVESTIMENTO PER LA 106 E PER GLI ABITANTI
Secondo me c’è un segreto semplice : se spostiamo la 106 vicino alla costa, l’investimento strategico sta nella regimazione idraulica e idrogeologica. Lì sta la chiave per la sicurezza della 106 e dei paesi tra Rocca Imperiale e Sibari! Non solo nella strada, ma nelle fiumare e nei versanti delle colline. Cosa vuol dire un letto largo in un piccolo torrentello come il torrente Ferro a sud di Roseto( dove c’è una faglia importante) . Significa che quando cade l’acqua su terreni che si sbriciolano, non penetra bene in profondità perché ci sono argille o marne( che è pure poco permeabile) e l’acqua tira giù tutto come una valanga! Significa che dove si allarga il letto del fiume c’erano colline intere divorate dall’acqua nei secoli! Allora investiamo in sicurezza dei torrenti e dei versanti esposti alle piogge e facciamo il miglior regalo a questa gente. Considerare la costruzione dell SS. !06 in modo separato dalla sicurezza idrogeologica è un errore strategico. Qualunque soluzione si adotti per la strada, va fatta di pari passo con un investimento per la sicurezza di fiumare e versanti colpiti dalle acque.
Precauzione contro le lungaggini burocratiche del nuovo tracciato
Se si decidesse di cambiare il progetto anas( cosa oggi molto difficile), allora il governo deve pretendere questo: chi firma il progetto x l’ANAS, chi dirige il ministero dell’ambiente, chi dirige la o le ditte interessate , tutti questi soggetti hanno tot di tempo: due anni, tre al massimo. Dopodiché chi ritarda paga di tasca sua! Applichiamo la legge della responsabilità di chi firma!
Il territorio e la popolazione: la coscienza popolare del territorio
Allora cari amici dell’Alto Jonio, il vostro è un territorio complicato e le decisioni per le infrastrutture si prendono con appropriate valutazioni ambientali evitando gli slogan ambientali, ambientali o meno che siano. Il consumo di suolo in una galleria c’è eccome, ma diventa demagogia se si considera solo un tipo di danno ambientale . La mano destra non può ignorare la sinistra. Chiamate i più anziani che ricordano le peggiori alluvioni , ecco quelli sono i popolani da ascoltare. A Roseto sul mare, per esempio non conoscono neppure il nome del torrente che ci sta a fianco: questo significa che almeno una o due generazioni non hanno avuto alluvioni catastrofiche, ma ciò non significa nulla. Il rimboschimento è stato fatto , ma sulle fiumare lì non si scherza! E ricordate che i geografi chiamano la vostra zona con un nome strano “ penisoletta calabrese” : significa che la montagna scende fino al mare, accanto alla ristretta pianura. Ma quella discesa è di terreni che si sbriciolano. Quindi invito le popolazioni e i tecnici, da ex presidente del WWF ad attenersi alla prudenza.
HANNO SENSO I RICORSI?
Purtroppo la montagna è assai vicina al mare. Però, il tratto più brutto l’Anas l’ha già fatto, e dobbiamo ringraziarla. Ho visto che ci sono alcune strutture agrituristiche e alcune aree semi boschive i cui proprietari si oppongono al tracciato collinare. Se un amministratore( sindaco) di una lunga esperienza amministrativa familiare, quindi tanto di cappello, perché ha i terreni suoi in collina deve bloccare un’opera che serve migliaia di persone, no questo lo facevano i feudatari! Un amministratore di lungo periodo penso io dovrebbe astenersi dal mettersi contro lo stato se ha interessi privati da difendere, oppure se li vuole difendere lascia la carica politica. Il valore di un terreno non si misura dal proprietario: se il suo terreno avesse colture preziose quanto il bergamotto o lo zafferano che solo lì potessero crescere, allora si può deviare una superstrada! Non mi sembra che su quei terreni piuttosto aciduli e sbriciolati ci siano colture di eccezionale pregio, ci saranno al massimo discreti oliveti e qualche vigneto . Ci perdoni, qui il colore politico non importa, per carità. Ho visto prese di posizione anche di nuovi gruppi politici: Le carte prima leggiamole e parliamo a ragion veduta. Anche a me, è capitato più volte di andare a parlare fuori da casa mia,, ma non con slogan, o anche giuste idee generiche,: per dire se un tracciato è sostenibile o meglio ancora ecosostenibile come ho visto in certi cartelli, bisogna conoscere i problemi a fondo. Scusate se il 95 % dei locali ignora di avere un albero rarissimo che cresce in Calabria, Pinus halepensis( pino d’Aleppo) solo lì, unico a superare i terreni difficili e a resistere a i venti di salinità marina di quel posto, è quello il valore naturalistico e paesaggistico più alto, oltre al particolare valore paesaggistico dei terreni mescolati come Arlecchino. Ebbene non si può diventare ambientalisti perché i propri interessi vengono toccati! Quindi sì alle analisi ambientali serie, no alle semplificazioni di qualunque genere.
LE POSIZIONI AMBIENTALISTE
Anche gli intellettuali concorderanno che la saggezza degli anziani che conoscono le fiumare vale più di cento slogan , anche se noi ambientalisti siamo quasi sempre bollati inItalia, e invece tirati in ballo a scopo strumentale dai chi vuole difendere interessi personali. Io stesso che ho diretto un’importante associazione ambientalista come il WWF in Calabria penso questo: ai lati est del Pollino o lasciamo stare tutto così che il tempo si fermi, dicendo che nell’area pre parco non si fa nulla per non toccare la montagna, oppure se la gente ci vive la strada dobbiamo dargliela con un corretto atteggiamento di collaborazione con la natura, mai di sfida. Tenere fuori la montagna dagli sventramenti è giusto, ma se a valle ci sono rischi di disastri allora il discorso cambia. E ci sono anche molte frane. In ogni caso si tratta di una arteria stradale di 400 km e il ragionamento locale va sempre subordinato all’insieme dell’opera.
Conclusione
io non prendo posizione per nessuna ipotesi. Queste sono valutazioni che spettano a chi governa, sentito il parere delle popolazioni. Un unico dubbio: data la fragilità dei terreni le gallerie devono essere sicure e prevedere i movimenti delle faglie e quindi dei terreni nelle gallerie . Diciamo che i movimenti del terreno sono lenti, ma ci sono anche nelle zone di gallerie vecchie e da costruire eventualmente. Occorrerebbe un supplemento di indagine e di valutazione d’impatto ambientale sulla costa, ma anche studio di fattibilità perché ci sono sia paesi che insediamenti. Quindi la mia idea è: ss. 106 dove si può ed è più sicuro, meglio se si risparmia cioè in pianura: ma prima sicurezza al 101% sulle fiumare e sui versanti . ( ovviamente sicurezza al 101% è una battuta perché il rischio c’è sempre, voglio dire facciamo il massimo e più del massimo per mettere in sicurezza il territorio). Poi le soluzioni per evitare gli sbarramenti in caso di alluvioni spettano ai tecnici. In definitiva se c’è la sicurezza è meglio optare per un’opera meno costosa, ma ci devono essere soluzioni sicure nel tempo. Se questa sicurezza non c’è allora si accetta la scelta già fatta dall’Anas, correggendola per migliorarla nelle eventuali carenze.
Fabio Menin
già presidente WWF Calabria