Chi può risolvere quest’annoso problema è la politica, non quella che corrompe i concorsi, ma quella composta da soggetti che interiorizzano il valore dell’onestà, dell’etica, del giusto. Le contraddizioni sono tante. Prima si sale sui palchi e dai comizi si annunciano grandi rivoluzioni poi una volta eletti il politico non ha la forza, derivante anche dalla scarsa conoscenza, di imporsi e moralizzare la gestione della cosa pubblica. Quindi alla fine nasce la solita alleanza che finisce con il soddisfare interessi reciproci. Diventa una casta contro la quale è persino inutile opporsi, finanche per la magistratura lontana da certi meccanismi. In tutto questo macigno è un miracolo potersi o sapersi destreggiare. Gli spazi di tutela sono davvero ristretti, altro che garanzie e stato di diritto! Si viene calpestati quasi quotidianamente e per far valere le proprie ragioni è necessario rivolgersi a un legale. Che di certo non lavora gratis. Se poi il fenomeno proviamo a calarlo dalle nostre parti anche i costi della giustizia sono divenuti più onerosi per effetto dell’accorpamento del tribunale di Rossano a Castrovillari. Tutto si trasforma in calvario. I cittadini, quelli in particolare con meno possibilità economiche, rinunciano perché impossibilitati pertanto decidono di subire in silenzio; la fascia media tenta la scalata giudiziale e però deve scontrarsi contro i tempi e le lungaggini del sistema giudiziario (dai 3 ai 5 anni); infine quelli con il cappello in mano che è la pratica più diffusa, anzì è divenuta una qualità per gli amanti del machiavellismo.
Un sistema purtroppo consolidato, fastidioso, non più sopportabile. Il cambiamento non si predica, si pratica. E’ con le azioni che si dimostrano le volontà, non con le chiacchiere. L’idea di introdurre eventualmente quel modello “brigatista” mutuato da correnti cinesi secondo cui talvolta è bene “colpirne uno per educarne cento” non è male nel sistema attuale. Sarebbe vissuto come una sorta di intervento repressivo ma con finalità rieducative nell’interesse delle comunità amministrate. Troppo lassismo in giro, sulla pelle di chi paga e foraggia questo sistema. In alcuni settori della gestione pubblica si fa quel che si vuole. Si gestiscono bandi e concorsi su misura, si assegnano lavori mediante il procedimento della licitazione privata sulla base di simpatie personali. E in tutto questo marasma magari si confezionano artifizi tangentizi. Questo blocco cronicizzato lo si vuole combattere o ce lo teniamo in eterno? Sono queste le vere e grandi sfide da affrontare. Occorre liberalizzare il sistema pubblico, scioglierlo da lacci e lacciuoli, renderlo trasparente, pulito, vivibile in armonia e serenità. Ad oggi si continua a convivere con la pratica della pacca sulla spalla, dell’amico degli amici, dei favoritismi e delle clientele. Né si può pensare che con i silenzi di ciascuno di noi tale problematica si possa risolvere spontaneamente, perché i silenzi non solo abilitano, ma fanno esattamente il gioco di chi è aduso a certe pratiche.
Matteo Lauria – Direttore responsabile I&C