di Matteo Lauria – Direttore I&C – Rossano sta vivendo uno dei momenti più bui della sua storia recente. Si spara con disinvoltura, in pieno giorno, ad altezza d’uomo, tra la gente. E finora è solo il destino ad aver evitato la tragedia. Ma la sorte non può essere l’unica garanzia per la nostra incolumità. I fatti parlano chiaro: negli ultimi giorni, la città è diventata teatro di sparatorie in stile criminalità organizzata. Raffiche di proiettili sparate contro obiettivi precisi ma che finiscono per sfiorare passanti innocenti. E non è la prima volta. Il clima che si respira è di paura, rabbia, impotenza. Non è il momento delle polemiche. Chiedersi ora chi ha sbagliato o chi avrebbe dovuto fare cosa serve solo a perdere altro tempo. Tempo che non abbiamo. Perché mentre si discute, si continua a sparare.
Oggi, serve un’azione vera, concreta, immediata. Serve l’intervento dello Stato, quello visibile, quello che dà sicurezza. E sì, serve l’Esercito, anche solo provvisoriamente. Esattamente come a Caivano, dove la presenza delle forze armate è diventata un deterrente contro la criminalità. Non sarà la soluzione definitiva, forse. Ma è un passo. E un passo ora è meglio del silenzio. E non preoccupiamoci della stupida problematica della tutela dell’immagine della città, quando i problemi ci sono vanno affrontati!
Quello che sta accadendo dimostra una spavalderia criminale senza precedenti. Chi impugna un’arma e la usa tra le persone non ha più alcun rispetto né timore. E allora dobbiamo ristabilire le distanze: tra chi protegge e chi delinque, tra chi ama questa terra e chi la sta distruggendo.
Lo Stato di diritto ha i suoi tempi. Ma intanto, chi abita qui ha diritto alla sicurezza. Non tra mesi. Ora. Gli investigatori probabilmente conoscono lo scenario, ma non possono intervenire se non nel rispetto delle regole. Ma noi cittadini non possiamo più aspettare che accada l’irreparabile per poi dire che si poteva fare qualcosa prima.
Stanotte, alle due, nella casella di posta della nostra redazione è arrivata una mail. A scriverla è stata Maria, una giovane ragazza di Rossano. Le sue parole sono il grido che molti di noi vorrebbero lanciare. E noi lo facciamo nostro, lo proponiamo alle istituzioni, lo pubblichiamo integralmente perché non resti inascoltato:
«Vogliamo vivere il nostro paese, non averne paura»
«Viviamo in un tempo in cui la libertà dovrebbe essere un diritto di tutti, e invece ci ritroviamo a sentirci prigionieri proprio nelle strade del nostro paese. Siamo giovani, abbiamo il diritto di uscire, di incontrarci, di passeggiare la sera senza dover guardare costantemente alle nostre spalle, senza sentire l’ansia montare ogni volta che cala il sole. Non è giusto dover restare chiusi in casa per paura “di loro” di chi non rispetta le regole, di chi mette in pericolo la tranquillità di tutti, di chi ha trasformato alcune zone del paese in luoghi dove si respira solo insicurezza. Chiediamo più sicurezza, ma non solo per noi giovani: per le famiglie, per gli anziani, per i bambini. Chiediamo più presenza delle forze dell’ordine, più controlli, più attenzione. Ma chiediamo anche rispetto: rispetto per chi vive qui da sempre e ama il proprio paese, rispetto per chi ancora ci crede. Non vogliamo creare divisioni, vogliamo costruire. Non vogliamo puntare il dito, ma neanche far finta che tutto vada bene. Abbiamo bisogno che chi ha il potere di agire lo faccia. Abbiamo bisogno che il nostro grido non cada nel vuoto. Noi giovani non siamo il problema: siamo il futuro. Ma per poterlo costruire, questo futuro, dobbiamo poterci sentire al sicuro oggi, nel nostro presente. E il nostro presente è questo paese, che amiamo e che vogliamo vedere rifiorire». Non possiamo restare in silenzio. Non possiamo più far finta che sia tutto normale. È il momento in cui tutti – cittadini, istituzioni, politica – dobbiamo essere uniti. Basta con i distinguo, basta con le rivalità da cortile. Chiediamo al Governo un segnale chiaro. Chiediamo l’invio dell’Esercito. Chiediamo protezione. Non solo per evitare il peggio, ma per dare un messaggio forte: Corigliano Rossano non è terra di nessuno. Se lo Stato non torna ad abitare questo territorio, altri lo faranno al suo posto. E allora sarà davvero troppo tardi.
Matteo Lauria – Direttore I&C
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