Penso che, prima di tutto, sia superfluo ricordare la mia personale posizione sulla Fusione: sono contrario in modo netto alla fusione così come concepita e proposta ai Cittadini, una fusione, come ho già avuto modo di dire, ribadire e scrivere, a più riprese, a freddo. Sono altresì ben consapevole che la mia personale posizione assai poco può risultare interessante, specie in questo momento, alla maggioranza dei coriglianesi e dei rossanesi, trovandosi questi già in stato avanzato di sindrome da campagna elettorale acuta, con l’organizzazione frenetica di movimenti, e la predisposizione di liste e candidati: di certo, questo, il passatempo più amato e popolare tra i miei concittadini. Per cui, le mie riflessioni potranno anche risultare noiose (quanto meno in relazione al mio cognome), scontate e inutili. Ci sono, però, alcuni spunti che ritengo utile condividere con Fusionisti e Non-Fusionisti, in quanto, che si sia stati a favore o contrari alla fusione, le conseguenze di questa scelta sono a carico di tutta la cittadinanza.
Innanzitutto, in questo momento, confusione e caos generale sono due chiari elementi distintivi del nostro territorio: se i Fusionisti aspiravano ad una crescita dell’autorevolezza della Città Unica, specie in chiave di novità di messaggio da inviare all’esterno, rimarranno delusi; la percezione che si ha del nostro territorio è di assoluta continuità con il passato; passata la notizia del Referendum (che ha riempito, per qualche settimana, blog, social e giornali), a poco più di un anno, della nostra fusione importa assai poco a Cosenza, come al resto della Calabria, che continua (probabilmente a ragione) a guardare con indifferenza a quanto accade a Corigliano e a Rossano. Mi dispiace scriverlo, specie per chi è ancora in preda a deliri fusionisti, ma ho l’impressione che la terza Città della Calabria non attiri l’attenzione di nessuno, continuiamo ad essere percepiti come periferia, specie dal punto di vista politico ed amministrativo, molto probabilmente per colpevoli comportamenti endogeni, che si ripetono senza colpo ferire, anche dopo la fusione.
La cosiddetta Classe Dirigente Politica Fusionista, infatti, assunto il successo della sua brillante proposta (salvo accortisi della scarsezza dei finanziamenti, invocare nuovi provvedimenti legislativi che prevedano maggiori contributi finanziari, ma non conoscevano quanto è stanziato per una Fusione?), ha allungato immediatamente su un lunga Campagna Elettorale, secondo il vecchio stile (che ha prodotto i danni oggi sotto gli occhi di tutti), continuando a privilegiare candidati e portatori di voti, e trascurando una seria analisi dei gravi problemi, propedeutica alla preparazione di solidi programmi. Per cui, scaricate le soluzioni delle ataviche problematiche (accelerate dalla fusione frettolosa, quali personale comunale allo sbando, finanze comunali disastrate, territorio e ambiente devastato) sulle spalle dei Commissari (i quali poco possono), i Politici Fusionisti sono impegnati alla corsa alla Poltrona di Primo Cittadino, concentrandosi in modo particolare sul presenzialismo.
Ma ciò, dicevo, fa parte della tradizione, e sinceramente poco mi preoccupa; una conseguenza assai pericolosa della fusione è, invece, la disillusione che ha prodotto in moltissimi cittadini, che avevano votato per il SI con molta speranza e che ora, a distanza di un anno, si accorgono che poco o nulla è cambiato; devono, invece, constatare come la condizione del nostro territorio sia peggiorata: queste sono le conseguenze di una fusione proposta a colpi di slogan e promesse, non ragionata, non condivisa; una fusione, che noi del NO abbiamo sempre definito frettolosa, che avremmo voluto graduale, supportata da una valutazione compiuta delle problematiche esistenti e di come la fusione le avrebbe aiutato a superare.
Tutto ciò avrebbe richiesto lo studio di fattibilità, invocato da più voci e a più riprese, e che noi ancora adesso rivendichiamo, che vada oltre semplici rivendicazioni (in parte anche condivisibili, come la necessità di un presidio di giustizia nella Sibaritide), e che sia invece inserito in un’ottica di sistema territoriale, che includa in una analisi compiuta le diverse emergenze di un territorio importante come il nostro (agricoltura, turismo, logistica, beni culturali), ancora troppo lasciati ad un pur importante iniziativa privata o al volontariato, fatto di generoso impegno personale dei cittadini, ma privo di quella necessaria cornice istituzionale, che un Comune ordinato e organizzato dovrebbe garantire, in termini di servizi, di competenze e di capacità.
La Città Unica, pertanto, ho l’impressione che continuerà a restare un miraggio perpetuo per i Cittadini di Corigliano e Rossano, un edificio in continua costruzione, che ci costringerà, un po’ tutti, a vivere il nostro diritto di Cittadinanza in modo precario: non siamo più Coriglianesi o Rossanesi, ma non abbiamo acquisito ancora nessun nuovo diritto o nessun nuovo dovere conseguente alla nuova Cittadinanza. Ciò perché la nuova Città, creata con un artificio elettorale, senza un’adeguata preparazione e senza una vera Legge istitutiva consona alle sue necessità, non è ancora nata, nonostante le truppe cammellate si accingono a volerne conquistare con superficialità e prepotenza i suoi fragili spazi politici ed amministrativi.
Carlo Di Noia
Già Consigliere Comunale della Città di Corigliano Calabro