Un vero e proprio disastro: oltre 30 metri di arretramento della linea di riva, stabilimenti balneari senza più spiaggia, migliaia di metri cubi asportati dal moto ondosi proveniente da nord-nordest. Un processo erosivo che aveva avuto un primo innesco negli anni scorsi in località Pantano e che oggi ha esteso la azione ben oltre quella località e che certamente è da correlare a fattori antropici (occupazione della spiaggia, distruzione di dune, ecc) e fattori naturale quale l’arretramento di ben oltre 60 metri della foce del Fiume Trionto. E’ così che il processo di erosione costiera da Calopezzati e Crosia si è esteso fino a Rossano.
I danni si sono estesi, oltre i lidi, alla viabilità ed alla rete di colo delle acque piovane gravemente danneggiati.
Appare in tutta la sua evidenza la drammaticità di una situazione che fin qui non ha registrato alcun intervento mentre occorre subito coinvolgere l’ex Autorità di Bacino della Calabria oggi Autorità del Distretto dell’Appennino Meridionale e la Protezione Civile Regionale.
Una situazione che si inquadra nel più generale processo di dissesto che ha colpito Corigliano Rossano nel 2015 ed a fronte del quale ritardano ancora gli interventi previsti e finanziati, e mancano del tutto i finanziamenti per tante situazioni di rischio a partire dalle frane che interessano i due Centri Storici.
Quel che proponemmo nel 2015 ritorna di pressante attualità: una analisi esaustiva del territorio di Corigliano Rossano ed un piano generale di riassetto idrogeologico che oltre alla previsione dei necessari interventi sistematori coinvolga tutti i soggetti che hanno competenza ma anche quelli che detengono reti come Ferrovie ed ANAS.
Quel tavolo tecnico che abbiamo proposto negli ultimi tre anni ma che ha registrato la più totale sordità degli ex amministratori incapaci persino di attivare le risorse previste nell’Ordinanza di Protezione Civile che proclamava lo stato di emergenza sicché ci sono ancora fossi non puliti, pali divelti, piccoli smottamenti sulla strada per Rossano Centro, strade rurali chiuse al traffico (Ceradonna9 ed altre rimasta da allora prive dei necessari ripristini. Con la conseguenza che oggi bastano eventi di ben minore entità di quello del 2015 a devastare un territorio reso più vulnerabile dall’incapacità dell’uomo.
Scontiamo anche qui inefficienze e pigrizie, incapacità e debolezza politica. Ma speriamo sempre in un futuro migliore. La speranza è ultima a morire.
Tonino Caracciolo, già Consigliere Comunale e Coordinatore Tecnico PAI Calabria