Non è stata una campagna elettorale coinvolgente né entusiasmante, forse perché le consapevolezze di un territorio in emergenza sono tante e la necessità di tenersi per mano almeno sulle questioni extra territoriali induce all’idea di non alimentare divisioni e contrapposizioni.
Abbiamo bisogno di unità politica e sociale: il processo di fusione è stimolante ed è una giusta sfida culturale a cui però occorre approcciarsi con maturità, responsabilità e serietà. Questo non si traduce in inciucio ma in una unità d’intenti sulle regole da darsi, sulle urgenze da affrontare, e sui rapporti di forza con le altre città della Calabria. Che non devono improntarsi alla conflittualità piuttosto ai principi di interscambio e di pari dignità.
Su molti punti i candidati propongono temi simili con giuste e opportune diversificazioni, ma l’orientamento di base ripropone argomenti su cui non si può non essere d’accordo: vale per la sanità, come per la giustizia, le infrastrutture, l’ambiente, lo sviluppo, il turismo, l’occupazione, il rilancio del comprensorio, o la necessità di denunciare un territorio da sempre marginalizzato.
D’altronde in assenza di visioni diverse (su alcuni temi) sarebbe per i tre candidati anche difficile motivare il perché dell’esistenza di percorsi paralleli se è vero come vero che tutti si sono spesi, chi più chi meno, per la fusione.
La politica è idea tradotta in programmi e progetti. Poi ci sono le persone e la loro credibilità. Qui si entra in un campo minato. L’indole umana purtroppo è per sua natura corruttibile. E’ difficile trovare persone ferme e decise nell’applicazione di valori incentrati sulla moralità, sull’etica o sulla coerenza. Ed è anche difficile non solo per responsabilità dei singoli ma anche e soprattutto per l’esistenza di un tessuto sociale altamente inquinato. E non so quanti ne siano esenti. Diventa quindi superfluo vestirsi da puritano quando il sistema è contaminato. Né possiamo pensare che la moralità sia un valore applicabile solo sugli altri. Purtroppo abbiamo costruito una società che si presta ai disvalori. E allora aprire una stagione di veleni, come sta accadendo in queste ore, è perfettamente inutile. Serve solo a inasprire il clima sociale, a trascendere in un dibattito che si trasforma in scurrile, ad abbassare la soglia di qualità del confronto politico. E tutto questo per la speranza di racimolare qualche voto in più. Si sguinzagliano talpe per azionare la macchina del fango, offendere le persone e la loro dignità, date in pasto a una opinione pubblica spesso desiderosa di pettegolezzo. C’è chi pensa, e sono in tanti, che l’arma della maldicenza sia produttiva ma non sa che spesso si rivela un boomerang, con ripercussioni gravi e inaspettate.
Né si può pensare, perché sarebbe da sciocchi farlo, che non si conoscano gli autori, specialisti e abili nello stare sempre dietro le quinte. Qui è in gioco il futuro dei nostri giovani, di intere generazioni!
Dobbiamo guardare al futuro con fare pragmatico. Avremo bisogno di un governo forte e stabile, senza cadere nelle solite trappole tese da chi continua a vivere sulle nostre debolezze. Sulle e per le grandi scelte apriamoci alla politica dalle larghe intese. E’ questo lo sforzo che dobbiamo prefiggerci e auspicarci, mettendo da parte la litigiosità, la rissosità, la frammentazione, i cui unici effetti sono l’indebolimento generalizzato della vertenza Sibaritide. Questa è la vera grande sfida. Strategie diverse presteranno il fianco ai soliti detrattori.
Matteo Lauria – Direttore responsabile I&C