Editoriale. Emergenza infrastrutture: il silenzio delle comunità non è assenso

Rischia di saltare il finanziamento per la realizzazione della Sibari-Rossano della 106 jonica, o quanto meno di subire un forte ritardo (leggi qui:https://informazionecomunicazione.it/rischia-di-saltare-il-finanziamento-per-la-tratta-sibari-rossano-il-ricorso-blocca-il-progetto/). La SS106 è caratterizzata da curve pericolose, scarsa segnaletica e un alto volume di traffico, in particolare di mezzi pesanti. È inoltre previsto, quanto inaspettato, l’attraversamento di ciclisti e pedoni. Il tratto in interesse poi ha registrato un numero allarmante di incidenti, molti dei quali fatali. Parallelamente a quest’emergenza che colpisce intere famiglie e comunità, ai lavori infrastrutturali e di elettrificazione sulla tratta ferroviaria Sibari-Crotone iniziati lo scorso 16 settembre non seguono un numero sufficiente di bus sostitutivi, né garantiscono l’arrivo a Sibari per usufruire del Frecciarossa. La cittadinanza, dunque, è costretta a sacrificare non più la ‘sola’ sicurezza, ma anche spostamenti essenziali, ad esempio quelli riguardanti le visite mediche. Si tratta di una questione che va oltre il piano tecnico, e si traduce in un dramma umano. Eppure le comunità sembrano rimanere in un preoccupante silenzio che parla di disillusione, impotenza e rassegnazione. In un momento storico in cui si discute in maniera seria dell’istituzione della Provincia della Sibaritide — progetto giusto e necessario — si continua però a confondere le priorità. L’attenzione viene catturata dalla scelta di destinazione del nuovo Capodanno Rai, che, sebbene sia un’ottima trovata promozionale, rischia di diventare una mera distrazione di massa dalle gravi criticità in campo sanitario, viabilistico e sociale. Queste problematiche che gravano quotidianamente sulle spalle della popolazione non vengono né rivendicate in termini di responsabilità né affrontate in modo risolutivo. Anni di promesse disattese e di iniziative superficiali hanno eroso la fiducia dei cittadini, che percepiscono un divario sempre più incolmabile tra le loro esigenze e le risposte delle istituzioni. La mancanza di un dibattito pubblico efficace e di un reale coinvolgimento dei cittadini ai processi decisionali alimenta ulteriormente questo senso di impotenza. Ogni giorno che passa senza interventi concreti è un giorno in cui si ignora il dolore e le richieste di aiuto della popolazione, umiliata di morte fisica e interiore. In assenza dei servizi essenziali e del rispetto per la vita, l’istituzione di una Provincia o di altre formalità rimarrà sterile burocrazia. Finché le persone non saranno poste al centro delle politiche pubbliche, il territorio continuerà a essere percepito come un contorno, incapace di esprimere il proprio potenziale e di arginare i cronici problemi che lo affliggono.
Virginia Diaco

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