Editoriale. Esclusione della tratta Corigliano Rossano-Crotone: l’abisso della vergogna

C’è una lunga striscia di sangue che si snoda lungo la Statale 106 soprattutto lungo l’asse che porta la Sibaritide verso il crotoniate, un percorso di dolore e di rabbia che attraversa la fascia jonica, un’area storicamente martoriata dall’indifferenza politica e dalle scelte scellerate. Ora, come se non bastasse, si aggiunge l’ennesima umiliazione: la tratta Corigliano Rossano-Crotone viene sacrificata sull’altare degli interessi centralisti, con i fondi destinati alla sua realizzazione distolti per finanziare il famigerato Ponte sullo Stretto. Non servono proclami né ipocrisie. La realtà è semplice: Corigliano-Rossano e Crotone non devono comunicare. Lo hanno deciso i signori del potere, quelli che continuano a guardare a quest’area come a un peso morto, nel mentre a parole ci si riempie la bocca delle grandi potenzialità e delle vocazioni. La legge non scritta del centralismo e degli interessi aeroportuali ha imposto che questa fascia di territorio rimanesse isolata. Non c’è alcuna volontà di unire due aree strategiche che, se collegate, potrebbero dare un impulso determinante allo sviluppo economico e sociale dell’intera Calabria.E dove sono i sindaci? Dove sono i rappresentanti del posto? Anestetizzati, inermi, incapaci di alzare la voce, nemmeno in memoria delle vittime che continuano a morire su una delle strade più pericolose d’Italia. La classe dirigente del basso Jonio sembra del tutto disinteressata a far valere i diritti di chi vive e muore su questa terra dimenticata. Mediocri, incapaci di studiare i dossier, di leggere e comprendere l’importanza di una battaglia che va oltre i colori politici.

Interessi che soffocano il futuro

Perché questa ostilità verso la Corigliano Rossano-Crotone? Collegare la Sibaritide al Crotoniate significherebbe rilanciare l’aeroporto di Crotone, un’infrastruttura che potrebbe competere con il Lametino e con Bari Palese. È evidente che gli interessi di chi gestisce il sistema aeroportuale non vogliono questo. Più si isolano le periferie, più si concentra tutto nelle mani di pochi. È un gioco di potere cinico e spietato, dove il progresso della Calabria jonica è sacrificato per mantenere intatte le rendite di posizione. E non si tratta solo di trasporti. C’è anche la paura politica che una nuova provincia con doppio capoluogo, come quella di Corigliano-Rossano-Crotone, possa mettere in crisi il centralismo regionale. Una provincia che potrebbe diventare un simbolo di riscatto per l’intera regione. Ma a chi comanda non interessa il riscatto della Calabria. Interessa solo perpetuare un sistema che tiene la fascia jonica in ginocchio. Non c’erano i fondi per la Corigliano Rossano-Crotone, se non quelli destinati alla copertura progettuale. Eppure ancora una volta si sceglie di raschiare il fondo del barile, sottraendo risorse ad opere realmente necessarie come la Statale 106, l’alta velocità ferroviaria, la manutenzione stradale. Quella della Statale 106 è una ferita che si riapre ogni giorno. Solo 3 miliardi di euro in 15 anni per un’opera da 4,1 miliardi, e già impegnati per tratte come la Crotone-Catanzaro e la Sibari-Rossano, che a loro volta arrancano tra burocrazia e ritardi. È evidente che per la Rossano-Crotone non ci sono spazi di manovra. Rischia di rimanere, per sempre, un progetto chiuso in un cassetto. Un sogno infranto ancora prima di essere sognato.

L’immobilismo della politica locale

Mentre il governo centrale ignora, la politica locale non fa meglio. La parola d’ordine è : tacere! Non un moto d’orgoglio, non una manifestazione, non una presa di posizione forte. Nemmeno la tragedia delle vittime della Statale 106 riesce a smuovere le coscienze. Come si può tollerare tutto questo? Come si può accettare che intere comunità siano lasciate sole a combattere una battaglia di sopravvivenza? La verità è che abbiamo una classe dirigente debole, pavida, avvitata sul carrierismo personale.  Una classe politica che non studia, non si informa, non conosce nemmeno i problemi del proprio territorio. E così la Sibaritide e il Crotoniate rimangono condannati all’isolamento, all’arretratezza, al sottosviluppo. Una condanna che pesa come un macigno su chi crede ancora in un futuro migliore. Questa non è solo una battaglia per una strada. È una battaglia per la dignità. Per dimostrare che anche la Calabria jonica merita rispetto, opportunità, sviluppo. Non possiamo più tollerare il silenzio, l’indifferenza, la mediocrità. Serve una mobilitazione generale, una protesta forte e decisa, che faccia capire a chi governa che questa terra non si arrende. Non si tratta solo di finanziare un’opera, ma di garantire la sicurezza, di evitare altre tragedie, di dare un futuro a migliaia di persone. Il sacrificio della tratta Corigliano Rossano-Crotone è l’emblema del fallimento della politica calabrese e nazionale. Ma può diventare anche il punto di partenza per una rinascita. A patto che chi vive in questa terra si ribelli all’apatia e pretenda, con forza, ciò che gli spetta  È ora di dire basta. Basta al silenzio, basta all’indifferenza. Il futuro della Calabria jonica non può più aspettare.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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