Nel frattempo, però, lavoriamo per unire le popolazioni, almeno sul fronte culturale. Si ha al momento la sensazione che chi governa stia amministrando due ex città, perdendo di vista che oggi è una unica entità. Lavoriamo sull’integrazione, facciamo in modo che i coriglianesi si sentano rossanesi e viceversa, anche a partire dall’eventuale cambio di denominazione del nome di città. E trovarsi tutti sotto una unica entità, così come accadde a Lamezia con le ex tre comunità estinte. Non più di qualche giorno fa , la nostra testata ospitava un editoriale che andava proprio in questa direzione. Individuare un gruppo di lavoro affinché indichi una nuova denominazione aggregante e inclusiva. C’è bisogno di creare entusiasmo, oggi sembra tutto spento. E non regge la tesi delle emergenze o dell’inesperienza. È, d’altronde, una squadra giovane, vocata al cambiamento, ricca di energia. Proviamo a immaginare un concertone di Capodanno, magari lo si sta facendo ma al momento non si ha notizia, al Porto in cui ci si ritrovi tutti a festeggiare non solo la fine dell’anno ma anche la nascita della nuova città. Occorre uscire dal torpore e trasmettere segnali di vera rivoluzione culturale. Era il rischio che, purtroppo, prefiguravo sin dalle prime battute sin da quando iniziavano le trattative per l’assalto al Palazzo. Già allora auspicavo un governo transitorio allargato (tra l’altro i tre candidati sono tre fusionisti) a tutte le forze politiche sane che fosse capace di traghettare la città in una fase epocale difficile e complessa come quella attuale. È prevalso l’IO, la litigiosità, la rissosità, ed eccoci ora a fare i conti con l’abbattimento di ogni entusiasmo! E le responsabilità, sia chiaro, sono di tutti, nessuno escluso. Anche di chi ha avversato la fusione, e mi riferisco agli antifusionisti che quasi sprizzano felicità da tutti i pori per quanto sta avvenendo. La fusione è una grande e straordinaria idea e deve andare avanti, ma con modalità diverse, di maggiore coinvolgimento. E laddove si rinvengono sacche di ostracismo, come quella parte di dipendenti comunali che vuole lavorare sotto casa, è importante far capire che Corigliano Rossano è una unica entità, né hanno distanze chilometriche. Antipatico a dirsi ma sono spaccati di verità: molti concittadini lavorano a Roma e quotidianamente sono costretti in silenzio a farsi lunghi tragitti per tutto il raccordo anulare senza battere ciglio. Si vive qui e si vorrebbe la luna. Proviamo ad essere qui come siamo quando andiamo altrove! Siamo tutti chiamati in causa in questa grande sfida. Al manovratore però l’input di imprimere coraggio… E di osare!
Matteo Lauria – Direttore I&C