Editoriale. Fusione? Un disastro. Lo dicemmo in tempi non sospetti…

editoriale
editoriale
Ma c’era una strada per fare di Corigliano e Rossano un comune soggetto politico-amministrativo? Proviamo a fare il punto. Ma voi ancora contro la fusione? Questo il mantra. Proviamo a fare chiarezza una volta per tutte, se ci riusciamo, sempre se qualche sordo finalmente decida a sentire.
I due nostri comuni sono grosse realtà che per anni, direi per secoli hanno camminato ognuno per conto proprio, ignorandosi bellamente, quando possibile, ovvero per le dinamiche della storia posizionarsi su fronti opposti tra francesi, spagnoli e Borboni senza mai arrivare direttamente a vere e proprie guerre, mentre in epoche più recenti si sono registrati scontri di personalità politiche “concorrenti” negli stessi partiti che poi nello specifico si sono giocate “fuori casa”, specificatamente in quel della provincia  più che sul posto, meno frequenti anzi praticamente assenti scontri per concorrenza economica o di modelli di sviluppo.
Bisogna infatti considerare che i due hanno sempre battuto terreni di sviluppo e di economie profondamente diverse, agricoltura, pesca e commercio Corigliano, terziario e servizi fondamentalmente Rossano.
Chiaramente, quindi , le due comunità dividendosi i campi di azione in sostanza alla fin fine si sostenevano a vicenda, l’uno fornendo servizi dei quali anche l’altro usufruiva e l’altro fornendo a tutto il territorio una notevole massa di liquidità finanziaria che irradiandosi si trasformava in tutta una serie di economie secondarie che man mano si distribuivano su entrambi i territori ed oltre.
La crisi degli ultimi tempi, con la restrizione dei mercati da una parte, ma sopratutto della prestazione dei servizi dall’altra, manda in crisi il sistema di equilibrio delle due comunità, facendo sorgere pressanti preoccupazioni, particolarmente in quel di Rossano, essendosi verificate importanti ed inaspettate defezioni come la dismissione quasi totale della centrale Enel e successivamente la chiusura del Tribunale.
Queste due gravi perdite hanno minato alla base la certezza del ruolo economico oltre che di rappresentanza che Rossano ha storicamente rivestito nell’ambito del territorio della Sibaritide, del basso Ionio, ma sopratutto nei confronti del vicino Corigliano oltre che perfino nell’ambito Provinciale.
Da qui l’ansia e la pressante aspirazione della ricerca di nuovi equilibri avanzati per l’individuazione di nuove prospettive che potessero restituire nuove certezze al territorio Rossanese, anche perché nel frattempo la minacciata chiusura dell’INPS, dell’Agenzia delle Entrate contribuiva a rendere il clima ulteriormente insicuro.
La situazione presenta una insperata via d’uscita con l’avvento della legge n. 56 del 2014 (cosiddetta legge Delrio),  che dall’art.115 detta le disposizioni e normative per i piccoli comuni destinati alle unioni composte da comuni con popolazione inferiore  a 5.000 abitanti.
Detta legge tra l’altro norma anche le modalità per le fusioni di “piccoli comuni”, nell’ottica della razionalizzazione della spesa pubblica nei comuni piccoli che vengono “obbligati” a decidere di fondersi per produrre risparmio essenzialmente nel costo dei servizi che così facendo si accorpano, generando economie come la presenza di un solo Sindaco, Segretario, Comandante dei vigili e la razionalizzazione di mezzi e servizi per rifiuti e trasporti ed altro.
Qualcuno a Rossano a questo punto si fece balenare l’idea di utilizzare la legge, nata praticamente per obbligare i piccoli comuni di tutt’Italia alla fusione, (cosa per la verità non si è poi fortunatamente sostanziata per una levata di scudi delle autonomie locali) anche per Rossano e Corigliano, con la variante che non essendo “piccoli comuni” e come tali non obbligati, in questo caso sarebbero stati gli stessi due comuni a chiedere la fusione per loro spontanea volontà.
È da quel momento in poi che una certa intellighenzia  rossanese supportata da tutta la politica da destra a sinistra, si attiva per coinvolgere la indolente Corigliano in quella che potrebbe essere la sua unica via d’uscita da un declino che sembra ormai segnato!
Via quindi! alla riscoperta di momenti storici in cui si era parlato di sinergie tra i due comuni,  si recuperano e scendono in campo associazioni più o meno in vita pur di fare “ammuina”, smuovere le acque e farsi sentire pubblicitariamente, ma in sostanza la vera grande strategia per abbattere ogni ipotetica resistenza del vicino si sostanzia con una manovra a forbice, infatti le operazioni che si mettono in campo sono due.
La prima viene attuata con la riuscita del coinvolgimento del consiglio comunale di Corigliano, che vede la maggioranza di Geraci favorevole alla fusione dei due comuni, da registrare l’opposizione che si spacca, infatti mente il consigliere M5S è contrario insieme a Madeo, il PD invece è favorevole.
Le cose non vanno però sempre così lisce per i Bizantini, Geraci colpito sulla strada di Damasco comincia a sollevare qualche perplessità, nicchia, chiede chiarimenti, ed arriva addirittura a chiedere al consiglio il ritiro della delibera di adesione, ma qui le cose non sono favorevoli al Sindaco che perde per strada la sua maggioranza, essendosi, in realtà, nel frattempo in consiglio saldate le motivazioni dei favorevoli alla fusione con il revanscismo accumulato in anni dalla fronda politica contro Geraci mai apertamente espressa.
L’altra sponda della manovra  a forbice si sostanzia con l’azione del consigliere regionale Graziano, che punta tutto sulla fusione Rossano Corigliano come suo canto del cigno da politico regionale, forse perché, da animale politico di razza, fiuta aria a lui nefasta che lo vedrà da lì a poco decadere da onorevole regionale! E quindi si attrezza dando il meglio di sé come politico, si impegna a buttare giù in tempo record un disegno di legge ( qualche maligno dice scopiazzando quella della fusione di Casali del Manco che nel frattempo aveva avviato l’iter) fa insomma come si suol dire “carte false” pur di tagliare i tempi e cura personalmente che ogni passo si svolga tra commissioni, giunta e consiglio senza intoppi, garantendo alla legge una corsia preferenziale, e ci riesce, si definiscono  i tempi del referendum consultivo per la fusione, si toglie il quorum per la sua validità e a questo punto la strategia a forbice si chiude senza scampo sugli ignari ed indolenti coriglianesi, manca solo il suggello del risultato del referendum ed il gioco è fatto!
Il capolavoro si chiude qui con l’affidarsi all’incertezza dell’urna, se fosse così, ma così non è stato, in quanto Geraci ci mette del suo, infatti buona parte dell’elettorato Coriglianese contrario al Sindaco, scambia il voto referendario come la possibilità di punire il Sindaco per le ristrettezze cui la sua amministrazione ha tenuto la città, sempre sotto minaccia di dissesto e sotto il mirino di una commissione d’accesso all’uopo preposta che lo ha estenuato sotto ogni azione di amministratore, di fatto azzerandolo completamente!
Il risultato è sotto i nostri occhi, Corigliano vota distrattamente vedendo percentuali di partecipazione veramente esigue superando a mala pena il 30% e con la vittoria del si che si attesta intorno al 60%, non che Rossano abbia visto una partecipazione molto maggiore ( 44%), ma tant’è e siamo qui!
È di questi giorni il sentire sempre più soggetti già favorevoli alla fusione, alla luce di lunghi mesi di comune unico, cambiare idea ed avere ripensamenti radicali sulla loro scelta.
Noi siamo stati sempre convinti della giustezza della posizione assunta in illo tempore e che questa fusione come si è sostanziata e della quale sopra ho dato conto è stata un errore per come è nata e per come si è oggi sostanziata e resta un errore anche col suggello del voto popolare.
Noi che restiamo sempre più sicuri che la strada intrapresa sia sbagliata, veniamo tacciati di essere negativi, pessimisti, contro lo sviluppo dei due paesi e chi più ne ha ne metta, niente di più sbagliato ed in mala fede.
La sinergia dei due comuni doveva essere stimolata, ricercata, evidenziata e quando la si identificava, lavorarci sopra in modo collettivo con entrambe le comunità che in tal modo avrebbero avuto modo di crescere insieme maturando l’idea che si può “condividere” una nuova dimensione dell’essere comunità unica, e non che si “debba” per forza, per costrizione stare insieme, come oggi siamo costretti a sopportare!
Tutto questo a causa di coloro che hanno brandito come un’arma il concetto “o lo facciamo ora o mai più ” mettendoci ora con le spalle al muro e scegliendo quindi il gioco duro, la bacchetta, i ceci sotto le ginocchia per educare! O mangi o salti dalla finestra!
Questo è il metodo migliore per mettere insieme due comunità? Siamo proprio sicuri? Sicuri che se la gente la obblighi, la costringi ottieni quanto vuoi?
La storia ci ha insegnato il contrario.
C’erano le possibilità di percorrere altre strade, per raggiungere quegli obiettivi di sviluppo e di sinergia dei due territori: la partecipazione informata e la gradualità delle cose!
Quante cose si potevano raggiungere senza il bisogno della forzatura della fusione, un esempio per tutti: l’ospedale unico ( nella speranza che esca dal libro dei sogni e finalmente si materializzi) è un progetto in via di realizzazione a prescindere dalla fusione dei due comuni.
L’area Urbana CoriglianoRossano è uno strumento di tecnica urbanistico-amministrativo che utilizza proprio la presenza e l’indipendenza dei due comuni, attraverso il quale si può testare quante e quali attività si possono attivare insieme, ricercando così le strade che insieme i due comuni avrebbero potuto percorrere.
Esiste lo strumento legislativo “dell’unione” che permette di mettere in rete parte dei servizi e delle prestazioni sociali che i due comuni hanno, fino al punto di condividere quasi tutto.
E dulcis in fundo si sarebbe potuto, nella scelta dei futuri sindaci delle due città, pretendere che ciascuno di essi si esprimesse sull’idea della fusione dei due comuni, mettendolo nel programma di governo e qui chiamare i cittadini ad esprimersi, ciò avrebbe messo all’attenzione della cittadinanza la nuova idea di città unica che si proponeva.
Come vediamo nessuna opposizione preconcetta o concetti arretrati, solo la volontà di affrontare i problemi con serietà e con i piedi per terra di chi non mette l’esperienza nel cestino dei rifiuti ma si adopera per adoperare tutta l’attenzione e la delicatezza che la volontà di avvicinare due popolazioni richiede, senza secondi fini ed interessi reconditi che portino solo, questa volta si, progresso e sviluppo per il territorio e le popolazioni.
Questo è quanto si sarebbe potuto fare ma che non si è fatto, pur di avere tutto e subito, ora si rischia che il tutto si disperda perché ricordiamoci, contro la volontà popolare non si va da nessuna parte, e un dato è cosa certa:
mentre al referendum si sono astenuti la maggior parte dei cittadini, dei problemi che questa strategia ha provocato se ne sta rendendo conto il 100% della cittadinanza!
Mario Gallina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati: