Editoriale. Il solito, noioso teatrino della Provincia Sibaritide-Pollino: un copione lungo trent’anni

Se c’è una cosa che la storia recente ci ha insegnato, è che gli italiani hanno una memoria corta, o forse, come sosteneva Montanelli, non l’hanno proprio. A confermarlo è la vicenda della provincia Sibaritide-Pollino, un teatrino che si trascina da oltre trent’anni senza che nulla cambi davvero. Ogni volta, come un orologio svizzero, si ripresentano le stesse dinamiche, i medesimi scontri campanilistici, e la solita classe politica che sembra incapace di apprendere dagli errori del passato.

Prepariamoci dunque a rivivere un film già visto. Da una parte, Corigliano Rossano che forte dei suoi 80mila abitanti è determinata a ottenere il capoluogo, dall’altra Sibari e Castrovillari, che non ne vogliono sapere, perché il capoluogo deve essere o Castrovillari o Sibari. Questo dualismo, lungi dal promuovere un dialogo costruttivo, si risolve in una sterile contrapposizione, dove l’unico vincitore sembra essere l’immobilismo.

Eppure, la questione è sempre la stessa: una classe politica che non studia, che non approfondisce gli articolati normativi, che ignora le vocazioni dei territori e gli interessi comuni tra le aree vallive e costiere. Non si parla di patrimonio culturale da condividere, né di reti infrastrutturali da potenziare. No, si discute di tutto fuorché di ciò che conta davvero. Si preferisce avvitarsi in una retorica che non porta a nulla, alimentando uno stillicidio di inchiostro che è solo fumo negli occhi.

Nel frattempo, il governo Meloni non ha in agenda l’istituzione di nuove province. Una realtà che la politica locale sembra ignorare, troppo impegnata a discutere di capoluoghi e confini, piuttosto che concentrarsi su soluzioni realistiche. Tra queste, vi è la proposta, totalmente ignorata, della provincia della Magna Graecia, con doppio capoluogo a Crotone e Corigliano Rossano. Una proposta a saldo zero per lo Stato, che nascerebbe dalle ceneri della provincia di Crotone, e che, con oltre 410mila abitanti, potrebbe rappresentare una risposta concreta ai bisogni del territorio.

Ma la politica preferisce restare sorda, avvitandosi su obiettivi irraggiungibili e su una visione miope che non tiene conto delle reali esigenze della popolazione. E così, siamo costretti a prepararci ancora una volta a vedere l’ennesimo, pessimo teatrino. Un teatrino che, ormai, non interessa più a nessuno, se non a chi lo mette in scena.

Matteo Lauria – Direttore  I&C

Una risposta

  1. SCUSATE, AL DI LA’ DI OGNI SINGOLA CONSIDERAZIONE, COME SI CHIAMANO QUEI PROGETTI CHE, PER UNA SERIE INFINITA DI MOTIVI, VALIDI O PRETESTUOSI, DI FATTO NON SI POTRANNO RRALIZZARE MAI? GRAZIE.

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