Corigliano Rossano – Il segnale d’allarme, e non è il primo, lanciato ieri dal procuratore capo del tribunale di Castrovillari Eugenio Facciolla dimostra ancora una volta come la riforma della geografia giudiziaria del 2011 abbia rappresentato un vero flop nel territorio Sibaritide- Pollino, dimostrando, qualora ve ne fosse bisogno, l’ignavia dei grandi paladini romani e dei luogotenenti calabresi questi ultimi habituè nel piegarsi per un piatto di lenticchie. Ed ecco che con la chiusura dell’ex tribunale di Rossano si è finiti con lo scontentare due vasti territori: lo Jonio e il Pollino. Il Procuratore Facciolla parla di collasso, personale sotto dimensionato per un comprensorio di 270mila abitanti. “Abbiamo segnalato a chi di dovere ma il Ministro sembra essere sordo a questo tipo di esigenze – riporta questa mattina il Quotidiano del Sud attribuendo queste affermazioni al magistrato – E’ un territorio sottovalutato, passa quasi inosservato”. E meno male che l’accorpamento avrebbe dovuto efficientare il sistema giudiziario! Tutto ciò rappresenta una autentica vergogna! Ciò ovviamente non meraviglia più di tanto poiché è il comportamento che lo Stato ha sempre avuto nei confronti del territorio jonico, smembrando di tutto e di più, dalla sanità alle infrastrutture. Se ne sono usciti con la storiella della privatizzazione delle gestioni di pseudo società (ovviamente a prevalente capitale pubblico) o della spending review per tagliare ospedali, ferrovie, tribunali, sottodimensionare uffici pubblici etc etc etc. Sia ben chiaro – a mio parere – questa misera visione politica ( colpisce i deboli per i irrobustire i grandi) è stata decisa a Roma ma la classe politica cosentina non si è mica sprecata più di tanto a sostenere le nostre ragioni. Ed è anche per questo che forse è tempo di vagliare ipotesi alternative e più omogenee territorialmente. Immagino ad esempio l’adesione alla provincia di Crotone. Non è un caso d’altronde se poi i cittadini in sede di rinnovo del Parlamento abbandonano la vecchia partitocrazia per aprirsi a forme di protesta come l’avvento del Movimento 5 stelle. Oggi abbiamo ben quattro rappresentanti territoriali, in realtà cinque se includiamo l’on. Baldino eletta però nel Lazio. E questo è l’elemento di vera novità, ossia, la forza parlamentare e il potere contrattuale. Abbiamo bisogno di un governo che si batta per riottenere il maltolto, non basta la corsa al “freccia argento” o singoli piccoli interventi da contentino, ma necessita lottare per ottenere risultati organici e strutturali, di vero rilancio. Mi chiedo: se si dovesse tornare alle urne, i quattro parlamentari cosa diranno agli elettori? Ci siamo battuti per ? Ci siamo impegnati su? Gli elettori vogliono i fatti, le chiacchiere stanno a zero. Ed ecco che per la vertenza Sibaritide bisognerebbe aprire una nuova stagione di lotta con in testa parlamentari, sindaci, sindacati, movimenti, associazioni, e far sentire la propria voce con forza. Ma a coordinare deve essere chi ha oggi ruoli di governo, atteggiamenti diversi si traducono in una assuefazione al sistema.