Con l’avvicinarsi delle elezioni comunali, ci si prepara a un nuovo capitolo della vita politica locale. In questa fase di fermento democratico, emerge ancora una volta una tendenza preoccupante: l’egemonia dell’io individuale. L’individualismo, sovrano incontrastato, relega l’idea di inclusività e il valore della vita di partito in un angolo oscuro della memoria collettiva. Una delle principali cause di questa deriva è da individuarsi nell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Questa decisione ha ridisegnato il panorama politico, spostando la centralità verso il potere economico. Oggi, si può avere un mare di idee brillanti, ma senza il sostegno finanziario adeguato, si rischia di naufragare in un oceano di buone intenzioni. Chiunque sia riuscito a farsi strada nell’arena politica ha quasi sempre alle spalle accordi con soggetti facoltosi, i quali, per ovvie ragioni, non agiscono per puro spirito solidale. È giunto il momento di riconsiderare il ruolo del finanziamento pubblico dei partiti politici. L’idea di abbracciare una retorica che demonizza questa pratica deve cedere il passo alla consapevolezza che, senza un sostegno finanziario equo e trasparente, il rischio di vedere la politica infestata dalla corruzione è più che reale. L’abolizione del finanziamento pubblico non ha debellato la corruzione, bensì l’ha alimentata, aprendo le porte a dinamiche poco trasparenti e poco democratiche. Ciò che emerge con forza è che la campagna elettorale rimane ancorata alla superficie dei problemi che affliggono i territori. La politica non sembra più impegnata nell’istruire e formare le future classi dirigenti, bensì nell’incoraggiare e coltivare i molteplici “io” che proliferano in ogni angolo della comunità. È tempo di porre fine a questa deriva individualista e riportare al centro della scena politica valori quali l’inclusività, la trasparenza e il servizio alla comunità. La politica deve tornare a essere un mezzo per risolvere i problemi reali delle persone e non un trampolino di lancio per gli egoismi personali. Solo così potremo sperare in un futuro politico più stimolante e partecipativo. Al contrario dovremo assistere a chi meglio saprà sgomitare in un contesto di degrado culturale.