La proposta di costituire una nuova provincia della Magna Graecia, con Crotone e Corigliano-Rossano come capoluoghi, sta suscitando un dibattito acceso e, per molti versi, incomprensibile. C’è chi la vive come una minaccia all’unità dei territori, come se fosse l’inizio di una frammentazione voluta da entità “separatiste” pronte a staccarsi da Cosenza, Catanzaro o Castrovillari. Nulla di più lontano dalla realtà. Al contrario, ciò che questa proposta cerca di fare è esattamente l’opposto: unire, non dividere. Si tratta di una visione pragmatica che guarda alle vocazioni naturali e alle peculiarità territoriali per creare una struttura amministrativa più efficiente, capace di valorizzare e mettere a sistema le risorse locali. Crotone e Corigliano-Rossano condividono molte più affinità tra loro che con le rispettive aree vallive di riferimento come Cosenza, Catanzaro o Castrovillari (con riferimento alla proposta di provincia Sibaritide-Pollino). Il mare, le infrastrutture portuali, i siti industriali, il patrimonio storico-culturale e le vocazioni produttive sono solo alcuni degli elementi che legano Crotone e Corigliano Rossano in maniera organica. Il vero punto di discussione, quindi, dovrebbe essere la necessità di armonizzare la governance territoriale con le specificità delle aree che essa rappresenta. Eppure, invece di concentrarsi su questa opportunità, c’è chi alimenta paure infondate e analisi disfattiste. Perché? La risposta è semplice: dietro queste resistenze si celano interessi di parte, spesso legati a un mantenimento dello status quo che privilegia determinate élite politiche e territoriali.
È irresponsabile, soprattutto in un contesto di alta disoccupazione e crisi economica, soffiare sul fuoco del campanilismo e creare divisioni laddove non ce ne sono. La nuova provincia della Magna Graecia non è un atto di secessione, ma una proposta di razionalizzazione amministrativa che mira a rendere più efficace la gestione delle risorse e a favorire lo sviluppo omogeneo di territori con caratteristiche simili. La vera paura di chi si oppone a questa idea non è la frammentazione territoriale, ma la perdita di potere. Potere che, per troppo tempo, è stato concentrato in mani che spesso non conoscono a fondo le realtà che amministrano. Le specificità territoriali contano e, nel caso della Calabria, ignorarle significa perpetuare un sistema inefficiente e incapace di rispondere alle esigenze reali dei cittadini. È ora di superare le paure infondate e di guardare alla proposta della provincia della Magna Graecia per quello che è: un’opportunità di progresso e di sviluppo per un’area che merita di essere valorizzata. Non c’è nessuna intenzione di creare divisioni, ma solo quella di rendere più omogenea e funzionale l’organizzazione territoriale, per il bene di tutta la Calabria.
Matteo Lauria – Direttore I&C