Editoriale: l’area metropolitana Crotone-Gallipoli: scudo protettivo del Golfo di Taranto

La proposta di istituire un’area metropolitana che unisca l’arco jonico da Crotone a Gallipoli, includendo gli amministratori dei comuni costieri e pedemontani, rappresenta un passo storico per il sud Italia. Questa iniziativa ha l’obiettivo ambizioso di creare un organismo unico che possa prendere decisioni strategiche sul futuro del Golfo di Taranto, che in questa visione d’insieme chiameremo Baia della Magna Graecia.

L’idea alla base è quella di connettere i 24 porti esistenti lungo l’arco ionico attraverso convenzioni con agenzie di navigazione, facilitando spostamenti rapidi e agevoli tra le varie località costiere grazie all’impiego di aliscafi. Questa rete di collegamenti non solo migliorerebbe l’accessibilità e l’interconnessione tra le città costiere, ma potrebbe trasformarsi in un potente volano per lo sviluppo economico e turistico dell’intera area.

Tuttavia, l’importanza di questa area metropolitana va ben oltre le mere questioni logistiche. C’è un profondo significato politico che non può essere trascurato. Per troppo tempo, Roma ha considerato il Golfo di Taranto come una zona periferica, buona solo per ospitare impianti industriali inquinanti o per servire come deposito di materiali pericolosi. Si è pensato al deposito di sostanze radioattive, alla costruzione di rigassificatori, all’installazione di pale eoliche e persino alle trivellazioni petrolifere. Le città come Crotone, Corigliano Rossano e Taranto sono state trattate come sacrificate sull’altare dell’industria pesante, con conseguenze devastanti per l’ambiente e la salute dei cittadini.

Oggi, è il momento di dire basta a questa visione miope e distruttiva. Un’area metropolitana, forte e unita, può e deve diventare uno scudo protettivo contro le aggressioni esterne. Un territorio frammentato è facile preda delle imposizioni dall’alto, ma un organismo compatto, che parla con una sola voce, può finalmente far valere i propri diritti e proteggere le proprie risorse.

Un altro aspetto che non può essere ignorato riguarda la giurisdizione delle capitanerie di porto di Crotone e Corigliano Rossano. Attualmente, questi porti ricadono sotto la giurisdizione dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro, una scelta che risulta incomprensibile sotto molti punti di vista. È ben compresa, invece, la ragione per cui queste capitanerie dovrebbero rientrare sotto la giurisdizione dell’Autorità Portuale di Taranto, la cui gestione rispecchia interessi e dinamiche geograficamente contigue. Tuttavia, la logica alla base della loro inclusione in un’area portuale così distante, come quella di Gioia Tauro, appare poco chiara e controproducente per una gestione integrata e coerente delle risorse marittime del territorio ionico.

L’istituzione di una cabina di regia, che coordini le azioni degli amministratori locali e promuova politiche di sviluppo sostenibile e di rilancio economico, è una necessità improrogabile. Dobbiamo mettere da parte rivalità locali, primogeniture e ambizioni personali, che rischiano solo di disperdere energie preziose. L’unico obiettivo deve essere la difesa e il rilancio di questa terra, che ha tanto sofferto ma che ha anche un enorme potenziale da esprimere.

La Baia della Magna Graecia può diventare un esempio virtuoso di come il Sud Italia possa rinascere attraverso la coesione territoriale, l’innovazione e la tutela dell’ambiente. È arrivato il momento che questa visione passi nelle mani delle istituzioni e che si cominci a lavorare seriamente per trasformare questo progetto in realtà. Il futuro del Golfo di Taranto non può più essere deciso altrove. La difesa e la valorizzazione di questa terra devono diventare una priorità per tutti.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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